Roma, 18 giu. - "Gli italiani con tubercolosi latente sono piu' numerosi di tutti gli immigrati, e molto piu' numerosi di quelli tra gli immigrati che hanno una tubercolosi latente. La differenza sta tutta nelle condizioni di vita". Lo fa sapere il presidente della Societa' italiana Malattie Infettive e Tropicali, Massimo Galli. "Tra gli italiani sopra i sessanta, anche se mancano dati recenti- prosegue Galli- gli 'ospitanti' sarebbero il 20-30%. E ipotizzando per difetto che nella intera popolazione siano il 10%, gli italiani con TB latente sarebbero, me compreso, circa sei milioni". Secondo il rapporto della WHO del 2018, il 23% della popolazione mondiale (circa un miliardo e 700mila persone) ha una tubercolosi latente, ha incontrato cioe' nel corso della sua vita il micobatterio della tubercolosi, senza sviluppare la malattia.
Da un'infezione da Mycobacterium tuberculosis non ci si puo' mai liberare del tutto. Se dopo l'infezione il sistema immunitario reagisce subito bene, costringe il batterio a nascondersi in particolari cellule, i macrofagi, dove resta 'sotto sorveglianza' per tutta la durata della vita dell'ospite. "La probabilita' che il batterio si riattivi, causando malattia- spiega il presidente Galli- si calcola sia circa del 5-10% e dipende principalmente dalle condizioni (piu' poverta', piu' disagio, piu' riattivazione) e dalla durata della vita (gli infettivologi italiani sanno bene che gli ultra ottantenni che vengono ricoverati nei loro reparti per la riattivazione di una tubercolosi non sono rari), dall'insorgenza di malattie debilitanti e dalla necessita' di assumere farmaci immunosoppressori (in questo caso, i portatori di TB latente devono sottoporsi a particolari trattamenti preventivi)".
Chi arriva dopo un viaggio disagevole, magari dopo un lungo soggiorno in condizioni miserevoli in Libia, non stupisce quindi che abbia avuto piu' probabilita' di riattivazione della TB. "O di averla contratta in condizioni di sovraffollamento- aggiunge l'esperto- magari anche dopo essere arrivato in Europa, in situazione abitative precarie. Capita anche ai nostri connazionali senza tetto, che rappresentano un gruppo a rischio per la riattivazione della TB. È arrivato il momento di fare chiarezza, combattendo la malattia, e non le persone. I rischi legati alle condizioni di vita, e non chi li subisce".
La frequenza della TB latente in una popolazione e' quindi proporzionale alle condizioni di vita e al livello igienico-sanitario che le sono garantite. "Quindi oggi i Paesi piu' poveri sono quelli con la piu' alta percentuale di TB latente- aggiunge Galli- In Italia, la TB latente e la circolazione di M.tuberculosis hanno cominciato a ridursi prima ancora dell'introduzione delle terapie antitubercolari ad alta efficacia, in relazione con il miglioramento delle condizioni di vita. Ciononostante, i cittadini italiani che 'ospitano' M.tuberculosis sono ancora molti".
(Comunicati)