Roma, 14 feb. - "La richiesta di autonomia differenziata avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna nell'ambito della sanita' rischia di spezzare definitivamente uno dei fili verticali che tengono insieme il nostro Paese e sostengono il senso di comunita' nazionale". Lo afferma Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed.
"Il processo di federalismo in ambito sanitario- spiega- ha prodotto in questi anni profonde diseguaglianze, sia in termini di accesso alle cure che in termini di esiti. I viaggi della speranza dei cittadini del sud verso gli ospedali del nord per la cura di patologie che mettono a rischio la qualita' e la durata della loro vita, spostano ogni anno piu' di 4 miliardi di euro rappresentando un esempio eclatante delle difficolta' che incontrano le regioni del meridione nel garantire l'erogazione dei LEA, e delle modalita' con cui la sanita' dei poveri finanzia la sanita' dei ricchi. Anche i brillanti esiti che l'Italia ottiene rispetto ad altri paesi europei nella mortalita' generale, e in quella per patologie a forte impatto sociale, come l'infarto miocardico acuto o l'ictus cerebri, se valutati per singole Regioni mostrano risultati molto differenziati. Tra Bolzano e Napoli non ci sono solo 770 Km di distanza, ma anche, mediamente, un giorno e mezzo di riduzione della durata della vita per Km a sfavore dei cittadini campani, che ricevono anche la quota sanitaria pro-capite piu' bassa di Italia".
"Ulteriori gradi di autonomia nelle disponibilita' economiche di alcune Regioni- dice ancora Palermo- superando i vincoli di bilancio, o nella organizzazione della rete ospedaliera, nella formazione post laurea, e quindi nella disponibilita' di specialisti, nella assistenza farmaceutica rischiano di produrre un netto aggravamento delle diseguaglianze con l'affermazione di un federalismo da abbandono. Ciononostante si persegue un modello confederale in cui ciascuna Regione si fa Stato, una approfondita discussione e con una fretta sospetta. Quella che per alcuni e' la prima vera riforma della Costituzione dal 1948 in poi, e per altri un golpe costituzionale imposto da una minoranza di cittadini, procede al riparo da un dibattito pubblico e da quella democrazia diretta che funziona a giorni alterni".
"Sotto il profilo della legittimita'- si chiede Palermo- qual e' l'impatto rispetto all'articolo 3 della Costituzione che statuisce la pari dignita' dei cittadini, prescindendo da ogni condizione personale e sociale? E rispetto all'articolo 32, che caratterizza il diritto alla salute come fondamentale della persona, andando oltre la condizione di cittadinanza? Dove releghiamo la Legge 833/1978, istitutiva del Ssn, che tra gli obiettivi principali pone il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del paese?".
"Il rischio da evitare- avverte- e' che in poche settimane, senza un serio confronto politico e senza un reale coinvolgimento dell'opinione pubblica e delle parti sociali, venga cancellata una delle piu' importanti conquiste di civilta' del nostro Paese. Quel Servizio sanitario nazionale, improntato ai principi di universalita', equita' e solidarieta', che garantisce le stesse cure a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalle loro origini, dalla residenza o dalle condizioni socio-economiche, con oneri a carico dello Stato, mediante un prelievo fiscale su base proporzionale. In un Sistema sanitario gia' lacerato da importanti differenze, puo' venir meno definitivamente il concetto stesso di Servizio sanitario nazionale e di politica sanitaria nazionale, con uno strappo definitivo tra Nord e Sud. Per questa via, il diritto alla salute cessera' di essere un bene pubblico nazionale per assumere una valenza locale, che diventa cosi' la fonte primaria del diritto. Con forti rischi per l'integrazione sociale e la unita' del Paese se i cittadini non condividono gli stessi principi di giustizia sociale in un ambito rilevante come quello della salute".
"Don Lorenzo Milani- conclude Palermo- affermava che non c'e' nulla che sia piu' ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. L'egoismo di alcune regioni ci sta portando ben oltre questa massima, a capovolgere il precetto evangelico dando di piu' a chi ha di piu'. Il risultato sara' solo il crollo della piu' grande infrastruttura sociale e civile del Paese e alla fine lo smantellamento dell'unita' nazionale. Un bel cambiamento, non c'e' che dire".
(Comunicati)