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Gimbe: "Regionalismo differenziato minaccia diritti costituzionali, soprattutto nel campo della tutela della salute"
Roma, 8 feb. - Il prossimo 15 febbraio i Presidenti di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto incontreranno il Premier Conte per riprendere la discussione sul regionalismo differenziato, in attuazione dell'art. 116 della Costituzione che attribuisce alle Regioni "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" sulla base di un'intesa tra lo Stato e le Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta. Stabilita l'intesa, il Governo formulera' il Ddl che dovra' essere quindi approvato dalle Camere con maggioranza assoluta.
"Dopo che le 3 Regioni - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - avevano sottoscritto al fotofinish gli accordi preliminari sul regionalismo differenziato con il Governo Gentiloni, il Contratto per il Governo del Cambiamento ha ribadito come 'questione prioritaria [à] l'attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell'art. 116 della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte'. Nel frattempo, altre 7 Regioni (Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria) hanno conferito ai Presidenti il mandato di avviare il negoziato; Basilicata, Calabria e Puglia sono alla fase iniziale dell'iter, mentre Abruzzo e Molise non risultano aver avviato iniziative formali".
In un quadro di maggiori autonomie la cartina al tornasole e' rappresentata dalla sanita' dove gia' oggi, precisa Cartabellotta, "il diritto costituzionale alla tutela della salute, affidato ad una leale collaborazione tra Stato e Regioni, e' condizionato da 21 sistemi sanitari che generano diseguaglianze sia nell'offerta di servizi e prestazioni sanitarie, sia soprattutto negli esiti di salute". In questo contesto, l'attuazione tout court dell'art. 116 non potra' che amplificare le diseguaglianze di un servizio sanitario nazionale, oggi universalistico ed equo solo sulla carta. In altre parole, puntualizza il Presidente,"½senza un contestuale potenziamento delle capacita' di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, il regionalismo differenziato finira' per legittimare normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini".
Infatti, le maggiori autonomie richieste dalle 3 Regioni sulla tutela della salute lasciano intravedere conseguenze non sempre prevedibili: dalla rimozione dei vincoli di spesa in materia di personale all'accesso alle scuole di specializzazione; dalla stipula di contratti a tempo determinato di 'specializzazione lavoro' per i medici agli accordi con le Universita'; dallo svolgimento delle funzioni relative al sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione al sistema di governance delle aziende e degli enti del Ssr; dalla richiesta all'Aifa di valutazioni tecnico-scientifiche sull'equivalenza terapeutica tra diversi farmaci agli interventi sul patrimonio edilizio e tecnologico del Ssr, sino all'autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi. Ulteriori autonomie per Emilia Romagna (distribuzione diretta di farmaci) e Veneto che punta alla gestione del personale: regolamentazione dell'attivita' libero-professionale e definizione di incentivi e misure di sostegno per i dipendenti del Ssr in sede di contrattazione collettiva.
"Le posizioni delle varie forze politiche - incalza Cartabellotta - oscillano, come un pendolo schizofrenico, dal potenziamento del centralismo al regionalismo differenziato in ragione di opportunismi, alleanze e compromessi politici, senza ponderare i rischi per la coesione nazionale e sociale, ne' soprattutto le conseguenze sui diritti costituzionali, visto che con le maggiori autonomie nascere e vivere al Sud significhera' avere meno diritti di chi risiede nelle Regioni piu' ricche: dalla sanita' al welfare, dalla scuola all'Universita'".
Davanti a questo potenziale attentato allo Stato sociale, un'insolita congiunzione astrale ha allineato tutte le forze politiche, senza alimentare alcun dibattito sui rischi del regionalismo differenziato e sulla contestuale necessita' di potenziare le capacita' di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, per evitare che l'attuazione dell'art. 116 si trasformi in elemento di disgregazione del Paese. In particolare: - Il Premier Conte, in qualita' di arbitro ufficiale, si limita a parlare per ossimori affermando che il Governo "lavora seriamente sull'autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna", ma deve "salvaguardare la coesione nazionale e sociale".
- Le ultradecennali spinte secessioniste della Lega, silenziosamente avallate da Forza Italia, non solo hanno trovato con l'art. 116 il cavallo di Troia per disgregare l'unita' del Paese, ma provano ad andare oltre, visto che i referendum di Veneto e Lombardia hanno proposto quesiti incostituzionali, tra cui trattenere l'80% del gettito fiscale, rilanciando il secessionismo 1.0 di Umberto Bossi.
- La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi (MS5) - garante politico di chi avrebbe la peggio dal regionalismo differenziato - ha rivendicato il ruolo attivo del M5S sulle autonomie, affermando la necessita' di un confronto tra la Ministra Stefani (Lega), coordinatrice del negoziato, e i Ministri della Salute, dell'Ambiente e dei Trasporti (tutti in quota MS5). Nel frattempo pero' la Ministra Grillo aveva gia' aperto al regionalismo differenziato contraddicendo la dichiarazione d'intenti con cui si apre il capitolo Sanita' del Contratto per il Governo del Cambiamento: "È prioritario [à] tutelare il principio universalistico su cui si fonda la legge n. 833 del 1978 istitutiva del SSN. Tutelare il SSN significa [à] garantire equita' nell'accesso alle cure e uniformita' dei livelli essenziali di assistenza".
- Il Partito Democratico, sebbene all'opposizione, di fatto e' allineato con gli obiettivi di Governo perche' l'Emilia Romagna e' sulla stessa barca di Lombardia e Veneto, seppur con richieste piu' orientate alla qualita' dei servizi ed efficienza amministrativa, piuttosto che all'identita' regionale.
Risuonano cosi' inascoltate le parole del Presidente Mattarella nel discorso di fine anno: "L'universalita' e la effettiva realizzazione dei diritti di cittadinanza sono state grandi conquiste della Repubblica: il nostro Stato sociale, basato sui pilastri costituzionali della tutela della salute, della previdenza, dell'assistenza, della scuola rappresenta un modello positivo. Da tutelare".
"Considerato che sono in gioco i diritti civili delle persone - conclude Cartabellotta - e' inaccettabile per un Paese democratico l'assenza di un dibattito politico e civile sul tema. Ecco perche' la Fondazione Gimbe ha elaborato una sintesi delle autonomie richieste dalle Regioni in sanita' e invita tutti gli stakeholder (cittadini inclusi) a partecipare alla consultazione pubblica per far luce sui potenziali rischi del regionalismo differenziato sulla tutela della salute".
(Comunicati)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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