(DIRE) Roma, 4 dic. - Il pediatra di libera scelta e' il perno su cui ruota tutta l'assistenza. "Uno studio pubblicato nel 2017 sul Giornale italiano di Pediatria sottolinea che se il pediatra di famiglia diventasse il case manager dell'assistenza dei bambini, si ridurrebbero i costi sanitari tra il 10 e il 15%. questo grazie alla riduzione sia degli accessi in Pronto soccorso, che della prescrizione farmacologica delle indagini diagnostiche". Lo fa sapere Antonella Gemma, geriatra e direttrice dell'Unita' operativa complessa dei percorsi assistenziali e di non autosufficienza del distretto 13 della Asl Roma1, intervenendo al congresso Sispe a Roma su 'Il bambino speciale'.
L'assistenza domiciliare sta cambiando. "È stata strutturata piu' di 20 fa per gli anziani in base all'epidemiologia- ricorda la geriatra- perche' indicava la progressione della cronicita', della multimorbilita', della comorbidita' e quindi anche della disabilita' importante aumentata con l'avanzare delle decadi. In realta' negli ultimi anni, grazie ai progressi della medicina e dei supporti meccanici, e' emersa una tipologia di assistiti a casa che non esisteva qualche anno fa: i bambini gravi, connessi ai ventilatori h24, con bisogni diversi rispetto agli adulti, anche di quegli adulti con patologie neurodegenerative gravi come la Sla". I bisogni dei bambini speciali sono, infatti, "legati alla complessita' della patologia e alla loro crescita evolutiva, quindi non si puo' trascurare la necessita' di un intervento ludico, scolastico, sociale e formativo in senso lato. In tutto questo la sola assistenza sanitaria e' un po' deficitaria- denuncia Gemma- ha difficolta' a qualificare anche gli interventi. Per questo motivo l'Asl Roma1 ha sviluppato un protocollo con l'Ospedale pediatrico Bambino Gesu', che estendera' poi anche agli altri ospedali dove sono presenti i bambini con bisogni complessi". L'obiettivo della Asl Roma 1 e' rendere piu' fluido il passaggio tra ospedale e territorio, perche' "si possano aumentare le competenze da parte dei pediatri".
Una novita' importante e', inoltre, il bambino migrante. "I numeri dei bambini migranti con bisogni medicalmente complessi riportati dall'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' sono elevati.
Anche noi abbiamo sperimentato un incremento notevole, si sono raddoppiati negli ultimi tre-quattro anni. Parliamo di numeri piccoli- puntualizza la direttrice- ma pensando in prospettiva sicuramente saranno problematiche da affrontare".
Questi minori sono una novita' "soprattutto per il ruolo attrattivo che hanno i nostri ospedali- afferma Gemma- in particolare rispetto ai paesi non comunitari. Quindi tutto l'Est e i paesi africani". Sono bambini che spesso arrivano "in una situazione in cui e' difficile l'integrazione con la parte sociale del territorio. Pensiamo alla difficolta' di avere il permesso di soggiorno- sottolinea Gemma- le nuove regole hanno evitato, altre hanno ridotto, alcune possibilita' di avere una residenza. I richiedenti asilo hanno una residenza che corrisponde al domicilio, ma in realta' non hanno una residenza reale, non possono avere una residenza anagrafica. Essendo l'assistenza sanitaria un diritto, oltre il 97% degli extracomunitari sono iscritti al sistema sanitario nazionale.
Ecco perche' l'assistenza di questa tipologia di bambini gravi nella realta' non puo' essere solamente a carico del Sistema sanitario, perche' c'e' una quota legata alla parte sociale, quindi all'ente locale, che non puo' essere attivata in suddette situazioni. La residenza e' un vincolo per l'ente locale, non lo e' invece per la Sanita'", conclude.
(Rac/ Dire)