(DIRE) Roma, 2 dic. - I bambini fragili "sono particolarmente a rischio e devono essere vaccinati piu' degli altri. Ci sono tante fake news e disinformazione sui vaccini, ma salvano la vita, ne migliorano la qualita' e sicuramente permettono alla gente di stare bene. Inoltre, contribuiscono al diminuire delle spese sanitarie sia al livello individuale che collettivo". A sottolinearlo e' Roberto Ieraci, infettivologo e referente scientifico per le vaccinazioni dell'Asl Roma 1, intervistato dalla Dire durante il congresso 'Un bambino speciale' del Sindacato italiano degli specialisti pediatri (Sispe) a Roma.
Ieraci sfata quindi un mito. I bambini che hanno subito un trapianto di midollo o di un organo solido, come quelli sottoposti a chemioterapie, "possono e devono essere vaccinati, perche' e' uno strumento preventivo di formidabile potenza. E anche i contatti piu' stretti", attorno ai bambini fragili, "devono essere vaccinati regolarmente e di routine- continua- anche nei confronti dell'influenza, perche' questa puo' portare a delle complicazioni gravi, aumenta l'ospedalizzazione come le morbilita' e la mortalita' di questi piccoli", continua l'infettivologo.
Per il trapianto di midollo, ad esempio, il vaccino e' necessario e bisogna effettuarlo "una volta che c'e' stata la ricostituzione immunitaria, che puo' avvenire a partire dai 6 mesi". Per i bambini che hanno sperimentato un trapianto di organo, lo specialista consiglia invece "vaccini antinfluenzali e contro lo pneumococco, perche' per loro possono diventare malattie temibili che portano anche alla morte". Per i piccoli pazienti con il cancro, focus principale dei recenti studi di Ieraci, e' importante poi "la vaccinazione contro influenza, pneumococco e tetano- specifica- Ci sono molti pazienti in chemioterapia che non sono vaccinati contro il tetano".
Uno dei temi centrali per l'infettivologo dell'Asl Roma 1 e' la tempistica delle vaccinazioni per bambini con cancro. "Bisogna fare in modo che si aumenti l'efficacia protettiva dei vaccini, soprattutto in quei pazienti che fanno terapie immunosoppressive e risponderanno meno al vaccino. Sara' sempre meglio- ci tiene a precisare- una parziale protezione piuttosto che una non protezione". Anche tutte le linee guida "nazionali e internazionali, infatti, sono a favore di un approccio sistematico delle vaccinazioni".
Queste devono essere sempre "piu' easy, facili da fare", spiega Ieraci. Per tale ragione la necessita' e', da un lato, "aumentare gli sforzi affinche' questi pazienti vengano vaccinati regolarmente". Dall'altro, "sfatare una serie di remore culturali diffuse e lavorare all'accrescimento della cultura degli operatori sanitari". La richiesta del mondo scientifico e' una: "Si auspica l'apertura di punti di vaccinazione nei reparti di Oncologia e Oncoematologia, proprio come sta accadendo nella realta' operativa. I pazienti, infatti, possono anche essere trattati sul territorio- conclude Ieraci- pero' e' ottimale, piu' efficace e piu' produttivo che siano trattati dal centro di riferimento, in collaborazione con gli infettivologi e i vaccinologi".
(Cam/Dire)