Roma, 17 apr. - In occasione dell'ottava Giornata nazionale lotta trombosi il Policlinico Gemelli di Roma fa il punto sulle neoplasie mieloproliferative croniche ad alto rischio trombotico. In Italia oltre 1 milione di persone convive con le gravi disabilita' causate da malattie ad elevato rischio trombotico che non toccano solo direttamente chi e' stato colpito ma anche i famigliari e chi se ne fa carico, tra le patologie ad elevato rischio trombotico le neoplasie mieloproliferative croniche.
Arrivano alcune novita' e strategie di prevenzione nell'ambito dei centri ematologici del circuito European LeukemiaNet e studi per individuare le migliori modalita' di trattamento grazie al lavoro di Valerio De Stefano, ordinario di Ematologia all'Universita' Cattolica e direttore dell'Area di Ematologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. Il professore coordinera' lo studio per identificare i fattori clinici e laboratoristici piu' utili per stabilire le modalita' e la durata per un migliore trattamento antitrombotico.
Le neoplasie mieloproliferative croniche Philadelphia-negative sono un gruppo di malattie ad elevato rischio trombotico, circa 10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. In tale gruppo sono comprese policitemia vera, trombocitemia essenziale, mielofibrosi in forma pre-fibrotica o conclamata, tutte caratterizzate in grado variabile da aumento della proliferazione delle cellule ematiche e da fibrosi midollare.
Nonostante la rilevanza clinica della problematica trombotica, la relativa rarita' di tali patologie rende difficile effettuare studi clinici controllati per stabilire le migliori strategie di prevenzione. L'11 e 12 gennaio 2019 si e' tenuta a Bergamo con la presidenza del professore Tiziano Barbui una 'Consensus Conference dell'European LeukemiaNet' in cui i maggiori esperti italiani hanno proposto a colleghi di Francia, Germania, Spagna, Regno Unito alcuni progetti di ricerca tesi a migliorare le conoscenze nel campo.
L'Istituto di Ematologia dell'Universita' Cattolica e l'Area di ematologia della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs coordineranno uno studio volto a identificare i fattori clinici e laboratoristici piu' utili per stabilire le modalita' e la durata migliori di trattamento antitrombotico dopo un episodio di trombosi venosa, dapprima con una revisione sistematica della letteratura scientifica e poi promuovendo uno studio europeo di applicazione dei possibili algoritmi terapeutici.
Il progetto si inserisce nella recente attivita' del professore De Stefano in collaborazione con il professore Barbui, che ha portato alla pubblicazione di una serie di studi multicentrici che hanno coinvolto piu' di 1.500 pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche e trombosi. Tali studi hanno focalizzato le migliori modalita' di trattamento con agenti citoriduttivi, anticoagulanti o antiaggreganti in pazienti con ischemia cerebrovascolare, tromboembolismo venoso, o trombosi venose addominali, ponendo le basi per nuovi studi di validazione di tali ipotesi nell'ambito dei centri ematologici del circuito European LeukemiaNet.
Lo studio di tali pazienti a elevato rischio trombotico - si legge nella nota diffusa dal nosocomio - ha inoltre individuato nuove ipotesi di trattamento potenzialmente applicabili alla popolazione generale: e' questo il caso dei pazienti con ischemia cerebrale e neoplasia mieloproliferativa cronica, in cui la profilassi farmacologica secondaria e' risultata cosi' efficace da ottenere una prognosi a lungo termine molto migliore di quanto osservato nella popolazione generale nei pazienti con ischemia cerebrale non embolica. L'ipotesi di applicare trattamenti citoriduttivi in questa platea di pazienti ben piu' vasta andra' validata con adeguati studi sperimentali.
(Comunicati)