Roma, 3 apr. - Il Ministero della Salute ha trasmesso una nota relativa al Rapid Risk Assessment del Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (Ecdc) sul rischio di introduzione e ulteriore diffusione di Pseudomonas aeruginosa, produttore della metallo-lattamasi (VIM) e resistente ai carbapenemi (VIM - CRPA), nelle strutture sanitarie dell'Unione Europea (UE) e dell'Area Economica Europea (AEE) in seguito all'epidemia in corso in Messico.
Come evidenziato nel documento, a causa della sua presenza ubiquitaria nell'ambiente e della sua capacita' di formare biofilm, il controllo della diffusione di P. aeruginosa rappresenta una sfida difficile per gli ospedali e le strutture sanitarie in generale. Il batterio comunemente contamina le fonti d'acqua, le superfici del lavandino e gli scarichi e, tramite aerosol, puo' diffondersi alle mani dello staff sanitario. I pazienti possono acquisire P. aeruginosa attraverso il contatto con le mani contaminate degli operatori sanitari o con l'ambiente. Una vasta gamma di dispositivi (medici e non) e attrezzature, tra cui broncoscopi, attrezzatura per intubazione orale, dispenser di sapone disinfettante, tamponi orali e acqua minerale in bottiglia disponibile in commercio, sono stati identificati come fonte di focolai epidemici in ospedali e altre strutture sanitarie.
Pertanto, P. aeruginosa e' una delle principali cause di infezioni associate all'assistenza sanitaria in Europa. L'Ecdc raccomanda alle autorita' sanitarie nazionali di sensibilizzare l'opinione pubblica e gli operatori sanitari sul rischio di contrarre infezioni associate all'assistenza sanitaria da batteri resistenti ai farmaci durante procedure mediche e ospedalizzazioni all'estero, specialmente in strutture sanitarie con scarsi livelli di prevenzione e controllo delle infezioni. La sensibilizzazione e l'informazione degli operatori sanitari potrebbe facilitare il rilevamento tempestivo di potenziali casi e il controllo di una possibile diffusione.
L'Ecdc raccomanda di migliorare ed aumentare la sorveglianza, lo screening e l'isolamento preventivo nelle strutture sanitarie di pazienti che sono stati trasferiti da, o hanno avuto contatti recenti con, ospedali o altre strutture sanitarie in paesi con un'alta prevalenza di batteri resistenti a piu' farmaci, incluso Crpa, al fine di limitarne la diffusione. In particolare, a causa della violazione degli standard nella sterilizzazione di dispositivi e strumenti medici presso l'ospedale Grand View di Tijuana, i pazienti che hanno effettuato procedure invasive in questa struttura devono essere sottoposti, come precauzione, a test per l'epatite B, l'epatite C e l'Hiv.
Allo scopo di permettere azioni informate e coordinate da parte delle autorita' sanitarie, sono di importanza strategica la sorveglianza epidemiologica a livello locale e la tempestiva segnalazione dei casi al Ministero della Salute.
GRILLO: MORTI PER INFEZIONI OSPEDALIERE TEMA COMPLESSO - "Quello delle morti in ospedale per infezioni e' un tema molto delicato e complesso e anche su questo l'Italia si caratterizza per essere a macchia di leopardo. Bisogna dunque implementare gli sforzi struttura per struttura, laddove ci sono ancora dati negativi di trend elevati di morti per infezioni ospedaliere. Ci sono pero' anche realta' che hanno raggiunto ottimi risultati, per cui bisogna insistere a livello regionale, controllando e dando ai manager dei target specifici da raggiungere anno per anno" ha detto il ministro della Salute, Giulia Grillo, intervenendo a SkyTG24.
"Il tema, naturalmente, e' molto legato alla gestione delle aziende ospedaliere- ha spiegato Grillo- al loro livello strutturale, ai sistemi di aereazione e a tutta una serie di cose abbastanza complesse. E' poi tendenzialmente un tema gestito dal cosiddetto 'risk manager', cioe' da colui che dentro all'ospedale si occupa appunto della gestione del rischio clinico".
(Red)