Roma, 15 nov. - Un nuovo equilibrio nella relazione medico-paziente. Gli italiani sono sempre piu' alla ricerca di un'alleanza terapeutica, in cui il medico rappresenti, nel suo agire in scienza e coscienza, la garanzia della tutela della salute del paziente. Secondo il 58% medico e paziente devono collaborare nel prendere le decisioni sulle cure migliori (la quota e' aumentata rispetto al 55,9% rilevato nel 2007). La percentuale e' molto piu' elevata tra gli anziani (82,8%), che sperimentano piu' di tutti il valore di tale collaborazione nella gestione delle patologie croniche. Il 22,4% propende invece per un'asimmetria a favore del paziente, che decide da se' dopo aver ascoltato il medico (era il 10% nel 2007). Mentre il 19,6% e' favorevole a una supremazia del medico, senza che il paziente abbia voce in capitolo (la quota era il 34,1% nel 2007). È quanto emerge dalla ricerca 'Il medico pilastro del buon Servizio sanitario', che e' stata presentata oggi a Roma nell'ambito dell'evento di Fnomceo '40 anni del Servizio sanitario nazionale. La conquista di un diritto, un impegno per il futuro'.
UN RAPPORTO BASATO SULLA FIDUCIA. L'87,1% degli italiani dichiarare di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90% tra gli over 65 anni), l'84,7% si fida dell'infermiere, mentre e' molto piu' ridotta, sebbene ancora maggioritaria (68,8%), la quota di chi esprime fiducia nel Servizio sanitario nazionale. Lo stesso vale per gli odontoiatri. L'85,3% degli italiani ha un dentista di riferimento. Ed e' proprio la fiducia l'elemento cardine che ne guida la scelta (per il 63,1%), prima ancora delle tariffe delle prestazioni (26,3%), la qualita' dei materiali e delle tecnologie utilizzate (21%), la comodita' nel raggiungere lo studio (17,1%) o le facilitazioni nei pagamenti (l'11,4%).
L'AUTONOMIA DEL MEDICO TRA VINCOLI DI SISTEMA E GARANZIA DELLE CURE. Il riconoscimento della capacita' del medico di individuare le cure migliori, grazie all'esercizio del suo libero giudizio clinico, va anche al di la' del sistema di regole e di vincoli imposti dal Ssn (tetti di spesa, linee guida, protocolli), che possono interferire con l'autonomia del medico. La maggioranza degli italiani (il 52,8%) ritiene che procedure e opzioni di cura prestabilite devono ritenersi utili a dare indicazioni di massima, lasciando pero' al medico la liberta' di decidere se e come applicarle. Il 38,7% sostiene l'utilita' di questi strumenti al fine di uniformare le cure piu' appropriate riducendo la possibilita' di errore. Il 19,4% ritiene che possano avvantaggiare i medici come strumenti di deresponsabilizzazione. Solo l'8,5% le giudica inutili, richiamandosi a una visione di totale autonomia del medico come unico arbitro. È residuale la percentuale di chi le considera solo un appesantimento burocratico di nessuna utilita' (5,5%). Ancora piu' ampia e' tra i laureati (54,9%) e le persone piu' anziane (54,6%) la quota di chi afferma la funzione di indirizzo non vincolante di tali strumenti, perche' il medico e' garante dell'interesse del paziente anche nei confronti del Servizio sanitario.
IL MEDICO PRIMA FONTE DI INFORMAZIONE SULLA SALUTE. Non e' un caso che, anche in un momento in cui le fonti informative si moltiplicano a dismisura, i cittadini continuino ad assegnare al medico la funzione di fonte informativa principale sui temi della salute. Il medico di medicina generale e' la fonte numero uno (per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3% rilevato nel 2008), seguono familiari e amici (31,9%), poi la tv (25,7%) e internet (il 23%, ma era solo l'8,7% nel 2008).
IL MEDICO CHE VORREI. Dalla rilevanza della personalizzazione delle cure e del rapporto fiduciario con il proprio medico emerge l'identikit del medico ideale secondo gli italiani. Per il 45,5% e' fondamentale la dimensione psicologica e relazionale. Per il 42,3% il valore professionale, la conoscenza tecnica e l'aggiornamento scientifico. Per il 40,9% la disponibilita' e la reperibilita' anche grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie. Per il 39,6% il medico ideale e' il garante del diritto alla salute del paziente, perche' e' pronto a difenderne l'interesse anche quando questo comporta scelte al di fuori delle indicazioni predefinite (protocolli, linee guida, vincoli di budget). Per il 37,5% inoltre deve essere meno attento agli aspetti burocratici (scrivere ricette, certificati, ecc.) dedicando piu' tempo all'ascolto dei pazienti.
(Wel/ Dire)