(DIRE) Roma, 13 nov. - "Far fronte alla diffusione dei batteri antibiotico-resistenti e' oggi una priorita' assoluta che deve coinvolgere tutti: i sanitari, che gli antibiotici li prescrivono, ma anche il cittadino comune, che li assume spesso come automedicazione. Ci troviamo di fronte ad una minaccia grave per la salute mondiale". Lo scrive la Societa' Italiana di Neonatologia (Sin) in occasione della World Antibiotic Awareness Week, che si concludera' il 18 novembre con la Giornata Europea degli Antibiotici.
L'allarme scaturisce dai numeri, che sono chiari: "I batteri antibiotico-resistenti uccidono ogni anno in Europa circa 30.000 persone, delle quali un terzo Italiani, con una perdita economica, fra spese sanitarie e perdita di produttivita', di circa 1,5 miliardi di euro (CE 2017/C 212/01). Nel prossimo ventennio diventeranno la prima causa di morte (OMS), superando fra le cause di morte i tumori. In Italia- continua la Sin- il consumo di antibiotici e' molto elevato, siamo al quinto posto in Europa e le percentuali di antibiotico-resistenza sono fra le alte. Il problema interessa anche la sicurezza alimentare e il nostro Paese e' ancora ai primi posti per la quantita' di antimicrobici utilizzati negli animali per la produzione di carni per uso alimentare (Ministero Salute 2014)".
Considerato il trend in aumento della resistenza agli antibiotici, e' probabile che tali cifre siano oggi anche maggiori. Con riferimento ad alcuni tra i batteri inclusi dall'ECDC nel report annuale di sorveglianza della resistenza anti-microbica in Europa (www.ecdc.europa-eu), dall'ultimo report relativo all'anno 2016 emerge che "oltre la meta' (58.6%) degli isolati di Escherichia coli, il 34.5% di quelli di Klebsiella pneumoniae, il 33.9% di quelli di Pseudomonas aeruginosa e il 13.7% di quelli di Staphylococcus aureus e' resistente ad almeno una delle classi di antibiotici a cui prima era sensibile. La Societa' Italiana di Neonatologia si mostra molto preoccupata".
I neonati sono biologicamente suscettibili alle infezioni perche' l'immaturita' del loro sistema immunitario li rende vulnerabili all'attacco di batteri: "Il 40% dei tre milioni di decessi neonatali ogni anno nel mondo e' dovuto a infezioni", sottolinea la Societa' italiana di neonatologia.
"Se poi il neonato nasce prima del termine la situazione si complica. I neonati pretermine associano alla immaturita' biologica la necessita' di procedure e terapie molto invasive, che favoriscono l'ingresso di germi responsabili di infezioni ospedaliere generalizzate, molto gravi. Nelle Terapie Intensive Neonatali, quindi, l'impiego di antibiotici come terapia o come prevenzione e' abituale, per salvare la vita del neonato.
I dati di sorveglianza sulle resistenze batteriche fra i neonati sono attualmente limitati a singoli Centri di assistenza, o a singole Regioni, ma la percezione attuale e' che batteri Gram Negativi come Klebsiella e Escherichia coli stiano emergendo quali responsabili di un terzo dei casi di infezione generalizzata. Nel 18% dei casi- precisa- l'infezione e' provocata da batteri resistenti, e la mortalita' e' doppia di quella dovuta a germi non selezionati (circa 20% Vs 10%)".
La tendenza all'aumento dell'antibiotico-resistenza in Italia potra' essere invertita "solo creando una complicita' fra Strutture e Organizzazioni volte alla cura dei pazienti". Considerata la rilevanza del problema, la Sin come Societa' Scientifica e' al fianco degli amministratori della Sanita' Pubblica nella realizzazione degli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto dell'Antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020. Tra le priorita' della Sin del prossimo triennio, vi sara' sicuramente quella di fornire ai Neonatologi che operano, sia in Ospedale sia sul territorio, gli strumenti per un utilizzo il piu' possibile corretto degli antibiotici, sulla base delle piu' aggiornate evidenze scientifiche fornite dalla letteratura internazionale, attraverso l'attuazione di politiche di stewardship antibiotica. "Curare e guarire le malattie infettive rimane prioritario, ma lo e' al tempo stesso proteggere le popolazioni piu' vulnerabili, come quella neonatale- conclude- dai danni derivanti dall'emergenza di ceppi batterici sempre piu' resistenti".
(Wel/ Dire)