(DIRE) Roma, 28 mar. - L'Universita' degli Studi di Roma Tor Vergata ha partecipato alla ricerca per la scoperta e lo studio di un altro gene responsabile dell'invecchiamento. Il tutto e' avvenuto tramite una collaborazione con il Danish Cancer Society Research Center di Copenhagen (Danimarca). La ricerca e' stata svolta da un team internazionale - tra cui il dottor Salvatore Rizza - coordinato dal dottor Giuseppe Filomeni. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Pnas, organo ufficiale della dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d'America.
L'invecchiamento viene spesso descritto con la 'teoria dei radicali liberi dell'ossigeno', elementi tossici e altamente reattivi, prodotti durante la respirazione mitocondriale delle cellule. Tali 'radicali liberi', ma piu' in generale tutte le specie reattive dell'ossigeno (denominate Ros) sono in grado di danneggiare sia gli organelli che li producono - i mitocondri - sia compromettere la struttura e la funzione di tutte le componenti cellulari, tra cui anche il Dna. Secondo questa teoria, i Ros costituiscono la fonte primaria dei processi che portano al deterioramento cellulare, contribuendo con l'eta' all'invecchiamento dell'intero organismo.
La ricerca ha rivelato il ruolo della proteina S-nitrosoglutatione reduttasi (Gsnor) nel processo. Tra i geni che si 'disattivano' con l'avanzare degli anni c'e' quello classificato come ADH5, responsabile della produzione di Gsnor. Questo enzima si occupa di solito di 'ripulire' l'ossido nitrico, molecola che altrimenti modificherebbe funzioni e caratteristiche delle proteine a cui si lega. Con l'eta' la produzione di Gsnor diminuisce e l'ossido nitrico puo' operare indisturbato, producendo proteine nitrosilate - cioe' da lui modificate - che si accumulano divenendo col tempo sempre piu' faticose da smaltire per la cellula.
La sperimentazione su cavie animali ha mostrato segni di invecchiamento precoce una volta che veniva loro interrotta la produzione di Gsnor. Il dato piu' interessante che i ricercatori hanno portato alla luce e' che non solo la produzione di Gsnor cessa anche negli esseri umani, ma che gli ultracentenari hanno livelli di enzima paragonabili a individui di giovane eta'.
Questo importante principio apre due ulteriori strade per la ricerca: capire per cui il gene ADH5 (che produce Gsnor) smette di funzionare e trovare dei composti simili che possano sostituirlo in tutto o in parte. Tali scoperte porterebbero a sbocchi sanitari e farmacologici importanti sulla qualita' della vita degli anziani, arrivando a rallentarne l'invecchiamento e a diminuire l'insorgenza di patologie come il cancro, che ha la vecchiaia come primo fattore di rischio.
(Wel/Dire)