(DIRE) Roma, 9 mar. - In occasione della Festa della donna, l'Amcli (Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani) ha lanciato un messaggio al mondo femminile sull'impatto che alcune patologie infettive a trasmissione sessuale possono avere sulla salute della donna e sull'importanza della prevenzione, in relazione al rischio di andare incontro a patologie infettive che possono esitare in tumori, infertilita' e danni al prodotto del concepimento. Dai semplici virus, causa di patologie agli organi genitali e/o delle vie urinarie, fino al papillomavirus, tra i principali responsabili del tumore alla cervice, molte sono le patologie infettive a trasmissione sessuale che ogni anno colpiscono milioni di individui, soprattutto donne.
"Il cancro della cervice uterina continua a essere una delle maggiori cause di morte delle donne nel mondo- commenta Cristina Giraldi, segretario nazionale Amcli e direttore dell'Unita' Operativa di Microbiologia e Virologia dell'azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza- e' infatti il secondo cancro a piu' alta incidenza, dopo il carcinoma mammario. Nei Paesi in via di sviluppo, dove non si applicano sistemi di prevenzione, questo tumore e' la prima causa di morte nelle donne. Al contrario, nei Paesi in cui le donne sono 'educate' ad aderire a programmi di prevenzione mediante screening, si e' rilevata una diminuzione della mortalita' per cancro della cervice pari al 60-80%. In Italia, oggi, viene stimata una bassa incidenza del cancro della cervice, 7 casi ogni 100mila donne/anno".
Questo e' il risultato di importanti programmi di prevenzione iniziati negli anni '70 e ufficializzati nel 1996 con la pubblicazione delle linee guida sulla Gazzetta Ufficiale, che prevedevano lo screening mediante pap-test delle donne tra i 25 e i 64 anni. In seguito, l'Oms ha riconosciuto che la persistenza di genomi di Hpv ad alto rischio in cervice, e' responsabile anche dell'insorgenza di lesioni intraepiteliali che possono evolvere in carcinomi squamosi e adenocarcinomi. Cio' ha comportato un cambiamento radicale dei programmi di screening.
Il recente piano nazionale di prevenzione 2014-18, infatti, offre a tutte le donne in eta' compresa tra i 30 e i 65 anni il test molecolare al posto del pap-test, che permette di identificare nelle cellule della cervice uterina, con elevata sensibilita', il dna di Hpv ad alto e basso rischio. "È importante sottolineare che nella maggior parte dei casi- prosegue Giraldi- gli hpv ad alto rischio infettano in modo asintomatico o pauci-sintomatico il tratto genitale. Queste lesioni regrediscono spontaneamente nel 70-90% dei casi in 1/2 anni, e solo in una piccola percentuale rimangono stabili, aumentando di dimensioni e/o numero oppure si trasformano molto lentamente in cancro".
La progressione e' comunque l'evenienza "piu' rara, mentre prevalgono la regressione o, meno frequentemente, la persistenza. Sono pertanto molto lunghi i tempi necessari per la progressione a carcinoma invasivo, stimati in almeno 10 anni- spiega l'esperta- Tali tempi consentono l'identificazione degli hpv ad alto rischio con i test molecolari e l'eventuale presenza delle lesioni precancerose della cervice uterina. Infine, l'infezione da hpv ha enorme impatto socio-sanitario anche in termini di patologie benigne dovute a due genotipi virali a basso rischio oncogeno (HPV6 e HPV11) che inducono la formazione dei condilomi genitali".
Oltre ai programmi di prevenzione primaria, attuati ormai in tutte le regioni italiane, nel tempo si cominceranno a valutare anche gli effetti protettivi della vaccinazione nei confronti di hpv. Ne e' convinta Tiziana Lazzarotto, membro del direttivo Amcli e virologa dell'Universita' di Bologna, che dice: "L'Italia, come altri Paesi ad elevato reddito, ha introdotto da molti anni il vaccino anti hpv e oggi la somministrazione e' raccomandata, non solo alle ragazze, ma anche ai ragazzi in eta' prepubere allo scopo di limitare la circolazione del virus e prevenire cosi' tutte le gravi e non gravi patologie hpv-associate. Il vaccino e' in grado di evitare il 70% dei casi di cancro della cervice uterina e il 90% dei condilomi genitali, che sono la manifestazione clinica benigna piu' classica, ma qualche volta difficile da identificare".
(Wel/ Dire)