(DIRE) Roma, 8 mar. - È stata celebrata al Palazzo del Quirinale la Giornata Internazionale della Donna quest'anno dedicata al tema "Donne e Costituzione". La cerimonia, condotta da Cristiana Capotondi, si e' aperta con la proiezione del video "Donne e Costituzione". La prolusione e' stata affidata alla professoressa Linda Laura Sabbadini ed e' poi intervenuta la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunita', Maria Elena Boschi.
L'attrice Valeria Solarino ha quindi letto alcuni brani significativi di interventi delle onorevoli Angela Guidi Cingolani e Teresa Mattei e della senatrice Angela Merlin, in rappresentanza delle prime 21 donne elette alla Costituente. Al termine il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato un discorso. Eccone alcuni stralci: "... Persistono barriere da superare, squilibri da colmare, ma abbiamo sempre nuove prove di come le pari opportunita' delle donne costituiscano uno degli antidoti piu' forti alle chiusure oligarchiche, all'immobilismo sociale, alle diseguaglianze economiche. L'azione delle donne si e' rivelata anche un possente strumento dell'attuazione della Costituzione. Non e' un caso che alcune delle leggi che hanno inciso profondamente nella realta' italiana siano il frutto dell'intelligenza, e della dedizione, di donne valorose. (...) Il segno delle donne e' impresso, ovviamente, anche nelle leggi che hanno, dapprima, scardinato i principi discriminatori nel mondo del lavoro, e, quindi, hanno inteso impedire le pratiche di aggiramento e di elusione che, nei fatti, mantenevano lo svantaggio per le lavoratrici. Il percorso della parita' non e' stato semplice, ne' scontato. A partire dalla tutela della lavoratrici madri, introdotta dalla legge del 1950, e opera dell'impegno di Teresa Noce e di Maria Federici.
Tutela progredita, in seguito, con la riforma dei congedi di maternita' del 1971, fino ad approdare, nel 2000 - dopo un trentennio - a una concezione della cura parentale come impegno da condividere tra entrambi i genitori. Nel cammino di avanzamento dei diritti del lavoro - compiuto da milioni di donne e segnato da battaglie sindacali e civili, talvolta aspre - possiamo ricordare, ancora, la tappa del 1963, quando venne introdotto il divieto di licenziamento a causa del matrimonio. E quella del 1977, che, con sempre maggiore aderenza al dettato costituzionale, ha affermato la piena parita' di trattamento nel lavoro tra uomini e donne. La piena parita' nel lavoro e' un motore di sviluppo. La discriminazione, invece, ne costituisce un freno. Queste leggi hanno favorito la crescita del Paese, attraverso il cammino di liberazione della donna. Nei rapporti di lavoro, non puo' esserne mai messa in discussione la dignita'.
Ancor oggi vi sono ostacoli e disparita' nell'accesso al lavoro, nella retribuzione, nella mobilita'. Talvolta gli ostacoli rendono difficile la conciliazione con i tempi di cura della famiglia. (...) L'Italia non puo' permettersi di rinunciare alla ricchezza dell'apporto del lavoro femminile. Il divario del quasi 20% tra occupazione maschile e femminile costituisce, quindi, un punto critico di sistema: ogni sforzo va compiuto per ridurlo sempre di piu'. Va ricordato che dove le donne lavorano di piu', e in migliori condizioni, vi e' maggiore natalita'. (...) Il servizio sanitario nazionale - che fisso' le fondamenta di un diritto universale alla salute, in precedenza non pienamente garantito - nacque nel 1978 grazie alla ferma determinazione della prima donna ministra, Tina Anselmi, che seppe catalizzare vasti consensi politici. Nel 1991 entro' nel nostro ordinamento la legge-quadro sul volontariato, riconoscendo l'autonomia delle formazioni intermedie; e disegnando un pluralismo sociale in grado di arricchire lo Stato: per questa legge, anch'essa di grande portata, si spese, anzitutto, Maria Eletta Martini. La legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, del 1992, ebbe come costruttrici la ministra Rosa Russo Jervolino e parlamentari come Leda Colombini. Questa tessitura legislativa arriva fino ai giorni nostri: deputate e senatrici delle commissioni Affari sociali sono state, nel 2010, artefici dell'importante legge sulle cure palliative e sulla terapia del dolore, che rappresenta una delle punte piu' avanzate della nostra normativa sociale, certamente ancora da implementare, e che comunque ha trovato il sostegno unanime del Parlamento, proprio mentre la discussione su alcuni temi bioetici era molto forte. Sarebbe un grave errore pensare che queste vicende parlamentari facciano parte di una storia minore della politica. Rappresentano piuttosto - e al contrario - lo sforzo di adeguamento del diritto che il Parlamento compie nell'evolversi della societa', sotto la guida di una Costituzione i cui principi sono, costantemente, garanzia e stimolo alla crescita.
L'affermazione della liberta' delle donne ha costituito una rivoluzione, forse, la piu' importante del Novecento, certamente quella destinata a produrre effetti piu' lunghi nello sviluppo delle societa' moderne. La strada prosegue. E presenta difficolta', vecchie e nuove. Le molestie, le violenze fisiche e morali che talvolta irrompono nei rapporti professionali e di lavoro o tra le mura domestiche, ferendo le coscienze, prevaricando liberta' e speranze, costituiscono una realta' inaccettabile, e purtroppo tuttora presente. Una nuova e piu' attenta legislazione ha visto la luce negli ultimi due decenni: dalla legge che, nel 1996, ha finalmente qualificato la violenza sessuale come reato contro la persona, alla legge del 2001 contro la violenza nelle relazioni familiari, a quella del 2009 per contrastare le molestie e gli atti persecutori, il cosiddetto stalking. Ogni energia va profusa per prevenire e impedire che le donne diventino il bersaglio dell'odio e del risentimento. Contro i femminicidi occorre puntare sull'educazione al rispetto, come, opportunamente, ha iniziato a fare il ministero dell'Istruzione, d'intesa con il Dipartimento delle Pari Opportunita', in avvio di questo anno scolastico. Accettare e apprezzare le differenze ci aiuta a scoprire il potenziale positivo della pluralita' e dell'interdipendenza tra gli esseri umani. La violenza sulle donne va considerata anche nella sua specificita', perche' soltanto cosi' puo' essere debellata. L'8 marzo e' una giornata di impegno comune (...)".
(Wel/ Dire)