(DIRE) Roma, 2 mar. - Al cospetto di oltre 600 partecipanti del mondo della sanita' e della ricerca biomedica, giunti a Bologna da tutto il territorio nazionale, Nino Cartabellotta - Presidente della Fondazione GIMBE - ha fatto il punto sullo "stato di salute" del nostro servizio sanitario nazionale (SSN) e sull'indifferibile necessita' di rimettere la salute dei cittadini al centro dell'agenda politica.
Secondo le stime della Fondazione GIMBE nel 2025 serviranno almeno 210 miliardi di euro per mantenere il SSN, pari ad una spesa pro-capite di 3.500 euro; stime estremamente prudenziali perche' si tratta di una cifra inferiore alla media OCSE del 2013. Rispetto ai 150 miliardi di spesa del 2016, stando alle previsioni attuali d'incremento di spesa pubblica e di spesa privata e al potenziale recupero da sprechi e inefficienze, rimane indispensabile un forte rilancio del finanziamento pubblico per raggiungere la cifra stimata.
"Questi dati - ha esordito Cartabellotta - seppure non devono essere letti come la conseguenza di un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del SSN, testimoniano indubbiamente l'assenza di un preciso programma politico per il suo salvataggio, confermata anche dalla recente analisi dei programmi elettorali condotta dalla Fondazione GIMBE".
Impressionante la quantita' di numeri snocciolati dal Presidente: dal definanziamento pubblico alle diseguaglianze regionali, dalla composizione della spesa privata alla mobilita' sanitaria, dai ticket alle addizionali regionali IRPEF, dalla spesa per il personale agli sprechi, che restituiscono un quadro allarmante in cui il nostro SSN si sta inesorabilmente disgregando sotto gli occhi di tutti.
"Davanti a tinte cosi' fosche per il futuro della sanita' pubblica - ha puntualizzato Cartabellotta - dal nostro monitoraggio dei programmi elettorali emerge che nessun partito ha predisposto un piano per tutelare il SSN intervenendo sulle principali determinanti della crisi di sostenibilita': definanziamento, "paniere" LEA troppo ampio, sprechi e inefficienze, deregulation della sanita' integrativa, diseguaglianze regionali e locali. Considerato che non potra' essere il futuro a prendersi cura del SSN, la Fondazione GIMBE ha dunque messo nero su bianco un dettagliato "piano di salvataggio", la cui attuazione sara' strettamente monitorata dal nostro Osservatorio".
Ecco i 12 punti del "piano di salvataggio" proposto dalla Fondazione GIMBE: 1. Salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali; 2. Certezze sulle risorse per la sanita': stop alle periodiche revisioni al ribasso e rilancio del finanziamento pubblico; 3. Maggiori capacita' di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel pieno rispetto delle loro autonomie; 4. Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perche' i bisogni sociali sono strettamente correlati a quelli sanitari; 5. Ridisegnare il perimetro dei LEA secondo evidenze scientifiche e princi'pi di costo-efficacia e rivalutare la detraibilita' delle spese mediche secondo gli stessi criteri; 6. Eliminare il superticket e definire criteri nazionali di compartecipazione alla spesa sanitaria equi e omogenei; 7. Piano nazionale contro gli sprechi in sanita' per recuperare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi; 8. Riordino legislativo della sanita' integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione; 9. Sana integrazione pubblico-privato e libera professione regolamentata secondo i reali bisogni di salute delle persone 10. Rilanciare le politiche per il personale e programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari; 11. Finanziare ricerca clinica e organizzativa: almeno l'1% del fondo sanitario nazionale per rispondere a quesiti rilevanti per il SSN; 12. Programma nazionale d'informazione scientifica a cittadini e pazienti per debellare le fake-news, ridurre il consumismo sanitario e promuovere decisioni realmente informate.
"Senza l'attuazione di un "piano di salvataggio" di tale portata - ha concluso il Presidente - la progressiva e silente trasformazione (gia' in atto) di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico verso un sistema misto sara' inesorabile, consegnando alla storia la piu' grande conquista sociale dei cittadini italiani. Ma se anche questo fosse il destino della sanita' pubblica, il prossimo esecutivo non potra' esimersi dall'avviare una rigorosa governance della fase di privatizzazione, al fine di proteggere le fasce piu' deboli della popolazione e ridurre le diseguaglianze".
(Wel/ Dire)