(DIRE) Roma, 31 mag. - "La sentenza del Tar del Lazio che affida al medico specialista l'autonomia e la responsabilita' in merito alla durata delle visite e delle prestazioni diagnostiche strumentali, rappresenta una svolta giuridica fondamentale. Si pongono, finalmente, limiti anche giuridici ad una concezione 'industriale' del rapporto medico/paziente cosi' cara a molti settori del management delle aziende sanitarie del nostro Paese. Gia' la recente Legge 219/2017 aveva statuito che 'il tempo della comunicazione tra il medico e il paziente costituisce tempo di cura', riconoscendo e aggiungendo gli elementi relazionali come parte inalienabile del rapporto medico/paziente, che in tutta evidenza non puo' sopportare forzature e invasioni di campo da parte del 'terzo pagante' ne' banali processi di semplificazione. L'illuminante sentenza del Tar del Lazio ribadisce ulteriormente, sulla scia di precedente giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Suprema Corte di Cassazione, l'autonomia e la responsabilita' del medico nella relazione di cura, cosi' piena di risvolti deontologici, etici e professionali, affermando che anche i tempi di esecuzione debbono essere coerenti con gli standard qualitativi individuati dallo Stato con il decreto Lea. Ne deriva anche l'impossibile standardizzazione in termini di durata e di contenuti delle singole prestazioni sanitarie la cui appropriatezza non puo' che essere garantita dal valore professionale degli operatori. Il medico non e' un esecutore che opera a comando ed il paziente non e' solo una cartella clinica. Senza un patto con i professionisti non si riducono ne' liste di attesa ne' costi. Prima la politica se ne rende conto, meglio e' per tutti". Cosi' in un comunicato l'Anaao Assomed.
(Wel/Dire)