(DIRE) Roma, 30 mag. - In questi ultimi anni i cambiamenti economici, culturali e tecnologici hanno cambiato profondamente la missione della pediatria ospedaliera. "Oggi la pediatria ospedaliera dovrebbe occuparsi essenzialmente delle urgenze, delle emergenze, dell'assistenza di secondo e terzo livello e della gestione del paziente cronico coadiuvata anche dai pediatri di famiglia. Non dovrebbe occuparsi delle cure primarie, mentre spesso arrivano nei pronto soccorsi tanti codici a bassa priorita' assistenziale (i codici bianchi) che rappresentano un compito della pediatria di famiglia". Cosi' Alberto Chiara, presidente della Societa' Italiana di Pediatria Ospedaliera (Sipo), spiega la situazione della pediatria ospedaliera in Italia.
"Oggi l'assistenza pediatrica nel nostro paese e' caratterizzata da una grande efficacia e da una bassa efficienza. Abbiamo una buona qualita' dell'assistenza ma con costi economici e sociali molto elevati. Questo perche'- continua l'esperto- abbiamo tante pediatrie ospedaliere, sono aperte delle pediatrie che servono dei bacini forse molto piccoli, spesso con punti nascita con meno di 500 nati. Tali pediatrie dovrebbero essere riconvertite nei centri pediatrici ospedalieri, per essere gestiti da pochi pediatri ospedalieri aiutati dalla pediatria di famiglia".
In Italia ci sono "oltre 460 Pediatrie e da alcuni dati statistici sembra che ne potrebbero occorrere poco piu' di 300. Si potrebbero ridimensionare- sottolinea Chiara- perche' il costo assistenziale e' elevato. Queste piccole pediatrie hanno tanti accessi nei pronto soccorsi e fanno tanti ricoveri, ma tanti sono inappropriati".
"Assistiamo ad una vera e propria criticita' della rete pediatrica", continua Alberto Chiara. "Sul territorio nazionale non c'e' una continuita'u' assistenziale per i bambini acuti o cronici dimessi dagli ospedali. Osserviamo che nell'aria pediatrica vengono a mancare alcune strutture particolari: abbiamo pochi posti per le acuzie psichiche, pochi posti nelle terapie intensive pediatriche e spesso i bambini sono sistemati nelle rianimazioni dell'adulto. Sono pochi i centri di riabilitazione pediatrica".
Non mancano i pediatri. "In questo momento in Italia, se consideriamo i pediatri del Sistema sanitario nazionale (gli ospedalieri, gli universitari e i pediatri di famiglia) abbiamo oltre 17.700 pediatri. Abbiamo piu' pediatri delle altre nazioni. In Europa il Regno Unito ha 15 pediatri per 100 mila abitanti, in Italia sono 18 per 100 mila abitanti, mentre la Francia e la Germania ne hanno 12 per 100 mila. I pediatri in Italia ci sono- conferma il presidente della Sipo- forse sono anche tanti rispetto al resto dell'Europa, ma bisogna organizzarsi in maniera diversa".
Chiara pensa alla "chiusura di alcuni piccoli centri ospedalieri e riorganizzare la pediatria di famiglia, anche le cure primarie. A tutt'oggi questa continuita' assistenziale ospedale-terriotrio non e' delle piu' performanti. Dovrebbe sparire l'articificiosa distinzione tra pediatria ospedaliera e di famiglia, per avere un'integrazione vera e fattiva tra ospedale e territorio. Tra pochi anni non avremmo piu' pediatri- fa sapere il presidente della Sipo- e' previsto che nel 2020 andranno in pensione 3.000 pediatri, nel 2023 6.000 pediatri con entrate di contratti per 2.900 pediatri. Manchera' un ricambio generazionale. I prossimi specialisti non riusciranno a coprire ne' la pediatria di famiglia ne' quella ospedaliera. Dobbiamo intraprendere nuovi percorsi organizzativi se non vogliamo perdere il concetto di area pediatrica per il bene del bambino. Abbiamo tanto lottato per far si' che il bambino sia assistito da un pediatra e- conclude Chiara- che sia ricoverato in un reparto pediatrico".
(Rac/ Dire)