(DIRE) Roma, 16 mag. - Se un intervento chirurgico non ha esito positivo e il paziente lamenta un mancato consenso informato, e' lui a dover dimostrare che lo avesse avuto in modo corretto non si sarebbe fatto operare. Ma e' anche vero che gli spetta comunque il danno non patrimoniale da mancata richiesta e, quindi, l'impossibilita' di autodeterminarsi.
Partendo da questi presupposti, la Corte di Cassazione (ordinanza 11749/2018) ha rinviato alla Corte di Appello di Napoli una sentenza con cui si escludeva il risarcimento a un paziente male informato per riesaminare il caso alla luce del danno da lesione del diritto di autodeterminazione, provocato appunto dalla mancanza di un corretto consenso informato.
IL CASO - Un paziente era stato operato in una casa di cura per una "cataratta sottocapsulare all'occhio sinistro" sfociata poi invece in un trapianto di cornea. Il paziente aveva chiesto il risarcimento danni per violazione da parte del medico "dell'obbligo di renderlo edotto, tramite il consenso informato, del tipo di intervento, dei suoi rischi e delle possibili complicanze", provocando cosi' la perdita della possibilita' di esercitare consapevolmente una serie di scelte personali come quella di non sottoporsi all'intervento o di farsi operare in un momento successivo o di scegliere un'altra struttura ritenuta piu' adeguata. La perdita della possibilita' di esercitare tali opzioni genera una privazione della liberta' del paziente di autodeterminarsi (diritto costituzionalmente garantito) ma anche una sofferenza psichica.
Da un lato gli impedisce di predisporsi mentalmente nelle condizioni di subire l'intervento e le sue conseguenze, mentre dall'altro (ex post) lo proietta nella situazione di grave turbamento psichico che deriva dalla constatazione degli effetti negativi dell'intervento eseguito senza il suo consenso informato. LA SENTENZA - La Cassazione ha deciso che anche se il paziente deve provare che se avesse avuto un informazione corretta avrebbe scelto diversamente, e' comunque da tutelare la sua possibilita' di autodeterminarsi che, lesa, porta a un danno non patrimoniale da mancata richiesta.
"Appare conforme a diritto la decisione della Corte territoriale - si legge nella sentenza della Cassazione - nella parte in cui ha escluso la risarcibilita' del danno da lesione del diritto alla salute in tesi derivato dalla violazione dell'obbligo di acquisizione del consenso informato (in base all'accertamento - che costituisce oggetto di indagine di merito, non sindacabile in sede di legittimita' - secondo il quale l'attore non aveva dato la prova che, ove fosse stato correttamente informato dei rischi e delle complicanze dell'intervento, avrebbe verosimilmente rifiutato di sottoporvisi, ne' tale prova era emersa a livello presuntivo)".
"Ma - aggiunge la Cassazione - deve invece ritenersi censurabile la medesima decisione nella parte in cui ha escluso la risarcibilita' del danno da lesione del diritto all'autodeterminazione in se' considerato, sul rilievo che l'appellante non avesse indicato in nessun modo quali fossero stati, in concreto, i pregiudizi non patrimoniali, diversi da quello alla salute, da lui subi'ti in conseguenza della mancanza di adeguata informazione, ne' avesse chiarito in cosa fossero consistite le sofferenze fisiche e psichiche allegate quale conseguenza del deficit informativo".
Secondo la Core quindi "in relazione a tale statuizione - e in accoglimento, per quanto di ragione, dei motivi di ricorso in esame - la sentenza impugnata deve pertanto essere cassata con rinvio alla Corte di Appello di Napoli, in diversa composizione, la quale esaminera' la domanda di risarcimento del danno da lesione del diritto all'autodeterminazione in tesi causato dalla violazione dell'obbligo di acquisizione del consenso informato, uniformandosi ai principi sopra illustrati".
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(Wel/ Dire)