Roma, 16 lug. - Prevenzione primaria, organizzazione dei servizi dell'ictus, gestione dell'ictus acuto, prevenzione secondaria con follow up organizzato, riabilitazione, valutazione degli esiti e della qualita' dei servizi, la vita dopo l'ictus: questi i 7 campi che sono stati individuati dall'European Stroke Organization (Eso) e che sono stati inseriti nel Piano di Azione per l'Ictus in Europa 2018-2030.
La Conferenza dell'Eso, presieduta da Valeria Caso, neurologa presso la Stroke Unit dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia e Presidente uscente della Societa' Scientifica Europea ha visto la partecipazione di oltre 4.500 tra medici ed infermieri provenienti da piu' di 85 Paesi di tutti i continenti.
Obiettivi ambiziosi del Piano di Azione, comuni a tutti i campi individuati, sono la riduzione del numero assoluto degli ictus in Europa di ben il 10%, il trattamento di almeno il 90% dei pazienti colpiti da ictus in Europa in una Unita' Neurovascolare (Stroke Unit) come primo livello di cura, la creazione di piani nazionali specifici che comprendano tutto il percorso che va dalla prevenzione primaria fino alla vita dopo l'ictus e, infine, l'implementazione di strategie nazionali che promuovano e facilitino uno stile di vita sano e, nello stesso tempo, riducano i fattori ambientali, socio-economici ed educativi che aumentano il rischio di incorrere nella patologia.
Sette i campi d'azione su cui lavorare al piano di implementazione che include uno studio epidemiologico dell'impatto dell'ictus in Europa e prevede, oltre al coinvolgimento delle societa' scientifiche, anche quello delle associazioni dei pazienti presenti in ciascuna delle nazioni che fanno parte della Stroke Alliance for Europe SAFE, con attivazione di registri di qualita' ed inclusione degli organi governativi: 1. Prevenzione primaria 2. Organizzazione dei servizi dell'ictus 3. Gestione dell'ictus acuto 4. Prevenzione secondaria e follow-up organizzato 5. Riabilitazione 6. Valutazione degli esiti e della qualita' dei servizi 7. La vita dopo l'ictus.
C'e' inoltre da osservare che il peso economico e sociale complessivo dell'ictus cerebrale aumentera' drammaticamente nei prossimi 20 anni a causa dell'invecchiamento della popolazione. Gli organi decisionali in Europa dovranno quindi individuare il modo migliore per combatterlo e rendere piu' facile la vita per coloro che sopravvivono e per le loro famiglie.
I dati raccolti nello studio Burden of Stroke - Impatto dell'Ictus in Europa (pubblicato nell'ottobre del 2017, con traduzione in lingua italiana a cura dell'associazione) indicano che entro il 2035 si verifichera' complessivamente un aumento pari al 34% del numero totale degli eventi cerebrovascolari acuti nell'Unione Europea, passando dai 613.148 casi verificatisi nel 2015 agli 819.771 previsti nel 2035. Aumentera' anche il numero delle persone che dovra' convivere con le conseguenze di una patologia che diventa cronica: si passera' dai 3.718.785 del 2015 ai ben 4.631.050 previsti per il 2035, con un incremento del 25% pari circa a 1 milione di persone in Europa.
Il costo totale dell'ictus in Europa e' stimato nel 2015 in 45 bilioni di euro ed e' destinato ad aumentare, includendo sia i costi derivanti dall'assistenza sanitaria sia quelli indiretti a carico delle famiglie e delle societa' intera. È dunque fondamentale che nella pianificazione di queste strategie comuni contro l'ictus in Europa siano coinvolti, oltre ad i rappresentanti di tutte le professioni che seguono il percorso di cura dei pazienti, anche i caregiver, le persone che sono state colpite da ictus e le associazioni di volontariato di ciascun paese.
L'ictus cerebrale e' una patologia grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Circa 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la meta' dei superstiti rimane con problemi di disabilita' anche grave. In Italia, le persone sopravvissute, con esiti piu' o meno invalidanti, sono oggi circa 800.000, ma il fenomeno e' in crescita sia perche' si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia perche' tra i giovani e' in aumento l'abuso di alcool e droghe.
Articolo tratto da quotidianosanita.it (Wel/ Dire)