(DIRE) Roma, 12 lug. - Quando si parla degli atleti, spesso ci si dimentica che non tutti sono uguali. Esiste soprattutto l'atleta donna, un universo particolare in cui gravitano esigenze, necessita' e caratteristiche diverse, variabili e specifiche, difficilmente replicabili e adattabili: dalla questione di genere al dimorfismo sessuale, dal ciclo mestruale agli adattamenti ormonali, dalla sessualita' alla sfera emotiva, fino alle attivita' in gravidanza e in menopausa. E' a queste esigenze che vanno date risposte mirate, come spiegato oggi nel convegno organizzato dalla Federazione Medico Sportiva Italiana, dal titolo 'La Fmsi e' anche rosa: la Medicina dello Sport e la Donna' e ospitato nel Salone d'Onore del Coni.
"Da sempre la nostra federazione ha mostrato particolare attenzione alle donne di tutte le eta' che svolgono attivita' fisica- ha spiegato il presidente della Fmsi, Maurizio Casasco- Ma il convegno rappresenta anche l'occasione per valorizzare ulteriormente il ruolo delle donne medico all'interno del sistema sportivo e sanitario del nostro Paese, nella convinzione che l'integrazione tra le diverse capacita' e competenze legate al genere, alle eta' e alla cultura sia un valore imprescindibile a beneficio di tutto il sistema". Dei quasi 5mila soci della Federazione Medico Sportiva, infatti quasi mille sono donne medico tra specialiste in Medicina dello Sport e specialiste in altre branche mediche.
Il fattore donna e' di grande attualita' anche all'interno del Comitato olimpico nazionale, in cui recentemente e' stato approvato il principio delle 'quote rosa', che obbliga i Consigli delle varie federazioni sportive a eleggere un terzo dei membri di sesso femminile. "Abbiamo vinto la nostra partita", ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malago', nel suo intervento di apertura, esortando il mondo della dirigenza sportiva a formare, incentivare e incoraggiare la presenza delle donne nelle 'stanze del comando'. Una "responsabilita' che dobbiamo cogliere anche noi- ha subito recepito Casasco- perche' rappresenta non solo un passaggio statutario ma culturale, un'esigenza che ancora una volta nasce dallo sport ed e' fondamentale per la crescita del nostro Paese".
Numerosi gli ambiti scientifici trattati nel convegno, che ha preso avvio con un dato: "Dal 1982 al 2009 il numero delle atlete e' raddoppiato, anche se restano numerose le differenze, come ad esempio quella di preferire attivita' al chiuso", ha spiegato Diana Bianchedi, campionessa olimpica nella scherma, medico dello Sport e dirigente all'interno del Coni. "Bisogna bilanciare l'identita' femminile con l'identita' atletica. Le donne hanno bisogno di una diversa filosofia di allenamento, di uno stile comunicativo personalizzato, di modalita' relazionali consolidate e analizzate". Tutte esigenze che devono tenere conto della famosa triade della donna atleta: i disturbi dell'alimentazione, i disturbi del ciclo e l'osteoporosi. E per il futuro esiste "una nuova sfida, di cui ancora si parla poco e su cui ci sono pochi studi: quella della mamma atleta, una sfida che possiamo vincere".
Presente al convegno anche il presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport e rettore dell'Universita' degli Studi del Foro Italico, Fabio Pigozzi. Tra gli argomenti trattati, infine, anche l'influenza delle differenze di genere nella risposta fisiologica all'esercizio e al recupero da un infortunio, le atlete paralimpiche e il doping al femminile.
(Wel/Dire)