(DIRE) Roma, 10 lug. - Il virus del papilloma umano (Hpv) e' un agente a trasmissione sessuale che causa malattie genitali, anali e orofaringee sia nelle donne che negli uomini. In particolare l'infezione da HPV causa oltre il 90% dei carcinomi della cervice uterina, ma anche il 90% circa dei carcinomi dell'ano, oltre ad una percentuale rilevante di tumori orofaringei, della vulva, della vagina e del pene; inoltre alcuni genotipi del virus causano circa il 90% circa delle verruche anogenitali. "Se negli ultimi vent'anni - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - i programmi di screening hanno drasticamente ridotto l'incidenza del carcinoma della cervice uterina, oggi e' possibile diminuirla ulteriormente grazie ad una strategia preventiva non utilizzabile per nessun altro tumore, ovvero la vaccinazione anti-Hpv".
In Italia sono disponibili due vaccini anti-Hpv: il bivalente, che protegge dai tipi 16 e 18, e il quadrivalente che amplia la protezione anche contro i tipi 6 e 11. Secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (Pnpv) 2017-2019, la vaccinazione anti-Hpv - che non rientra tra quelle obbligatorie del "Decreto vaccini" - e' offerta gratuitamente a maschi e femmine intorno agli 11-12 anni di eta' con l'obiettivo di raggiungere una copertura vaccinale del ciclo completo in almeno il 95% sia delle femmine che dei maschi, seppur in maniera piu' graduale: almeno il 60% nel 2017, il 75% nel 2018 e il 95% nel 2019. "La vaccinazione anti-Hpv - puntualizza il presidente - oggi rappresenta un clamoroso esempio di sotto-utilizzo di una prestazione dal value elevato: infatti, se negli ultimi anni, le prove di efficacia si sono progressivamente consolidate e il monitoraggio degli eventi avversi ha dimostrato che i vaccini anti-HPV hanno un adeguato profilo di sicurezza, la copertura vaccinale in Italia si e' progressivamente ridotta, determinando sia un aumento della morbilita' per le patologie HPV-correlate, sia dei costi dell'assistenza".
I dati del Ministero della Salute relativi al 2016 dimostrano che le coperture per la vaccinazione anti-Hpv nelle ragazze sono in picchiata: in particolare, a fronte di una copertura intorno al 70% nelle coorti di nascita dal 1997 al 2000, i tassi di copertura vaccinale anti-HPV sono progressivamente diminuiti nelle coorti 2002 (65,4%) e 2003 (62,1%), per poi precipitare al 53% nella coorte 2004. Immancabili, le variabilita' regionali: ad esempio nella coorte di nascita 2004 la copertura per ciclo completo oscilla dal 24,8% della provincia di Bolzano al 72,5% della Valle d'Aosta. Inoltre, quasi il 12% delle ragazze ha ricevuto almeno una dose di vaccino ma non ha completato il ciclo, con notevoli variabilita' regionali del gap: dallo 0,1% della PA di Trento al 21,4% della Sardegna. Nei maschi, la vaccinazione anti-HPV e' ancora un lontano miraggio: relativamente alle coorti di nascita 2003-2004 6 Regioni non rendono disponibili i dati, altre 7 hanno una copertura dello 0% e solo per 8 Regioni sono disponibili i dati di copertura vaccinale: dal 3% della Sardegna al 53% del Veneto. "Con questi livelli di copertura - puntualizza il presidente - e con i trend in progressiva diminuzione, i target definiti dal Piano Nazionale appaiono del tutto illusori, a dispetto di evidenze sempre piu' robuste sull'efficacia dei vaccini anti-Hpv, in particolare nel prevenire lesioni pre-cancerose del collo dell'utero nelle adolescenti e nelle giovani donne tra 15 e 26 anni. Tutto cio' configura un caso paradigmatico di analfabetismo funzionale: mentre si diffondono innumerevoli terapie inefficaci e inappropriate per i tumori, utilizziamo sempre meno l'unico vaccino disponibile per la loro prevenzione".
Il Position Statement Gimbe sintetizza le migliori evidenze scientifiche sull'efficacia della vaccinazione anti-Hpv per tutte le patologie Hpv-correlate e in particolare per i tumori del collo dell'utero; dettaglia gli aspetti relativi alla somministrazione (indicazioni, fasce di eta', timing, sottogruppi specifici); descrive le evidenze sulla immunogenicita' del vaccino; riporta i dati sugli effetti avversi sia internazionali, sia raccolti dal sistema nazionale di vaccinovigilanza. Infine analizza in dettaglio i dati sulle coperture vaccinali in Italia e le possibili strategie per aumentarle. "La vaccinazione anti-Hpv - conclude Cartabellotta - rappresenta un emblematico esempio dei gap tra ricerca scientifica e sanita' pubblica: infatti, nonostante il consolidamento progressivo delle prove di efficacia e del profilo di sicurezza dei vaccini anti-Hpv, la copertura vaccinale diminuisce, testimoniando che il processo di trasferimento delle migliori evidenze alla pratica clinica, all'organizzazione dei servizi sanitari, alle decisioni professionali e alle scelte di cittadini e pazienti e' un percorso a ostacoli, spesso imprevedibile e non sempre adeguatamente gestito a livello istituzionale".
(Wel/Dire)