Roma, 6 lug. - La sua e' una funzione intermedia tra il domicilio e ii ricovero ospedaliero ed e' dedicato a pazienti che, per un episodio acuto o per la riacutizzazione di patologie croniche, hanno bisogno di interventi sanitari a bassa intensita' clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che vengono ricoverati in queste strutture in mancanza di idoneita' del domicilio stesso (strutturale e/o familiare) e hanno bisogno di assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio.
E' l'ospedale di comunita', previsto dal DM 70/2015 (il regolamento sugli standard ospedalieri), dal Patto per la Salute 2014-2016 e dal Piano nazionale della cronicita', che aveva fatto capolino a inizio marzo all'ordine del giorno della conferenza delle Regioni, ma che e' stato poi lasciato in stand by per una serie di interventi tecnici e di richieste dei governatori, quasi tutte recepite nell'ultima versione, quella definitiva, pronta per approdare in Stato-Regioni.
E' una struttura di ricovero breve e fa parte dell'assistenza territoriale, ma non e' una duplicazione o una alternativa a forme di residenzialita' gia' esistenti, puo' essere pubblico o privato accreditato e deve possedere i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi che garantiscono la qualita' delle cure e la sicurezza dei pazienti e la misurazione dei processi e degli esiti.
Puo' avere una sede propria, essere collocato in strutture sanitarie polifunzionali (ad esempio Case della Salute) o presso presidi ospedalieri riconvertiti e/o presso strutture residenziali oppure essere situato in una struttura ospedaliera, ma e' sempre riconducibile all'assistenza territoriale.
Ha al massimo 15-20 posti letto e non piu' di due moduli e puo' prevedere ambienti protetti, con posti dedicati a pazienti con demenza o con disturbi comportamentali con l'obiettivo di ridurre l'istituzionalizzazione e l'ospedalizzazione in ambienti ospedalieri non idonei.
Vicino agli ospedali pediatrici possono esserci ospedali di comunita' dedicati a questi pazienti, con la responsabilita' clinica del pediatra e la presenza di personale di assistenza formato e competente per il target di assistiti.
In tema di responsabilita' lo schema di accordo e' chiaro. La gestione e l'attivita' sono basate su un approccio multidisciplinare, multi professionale ed interprofessionale, in cui sono assicurate collaborazione ed integrazione delle diverse competenze. La responsabilita' igienico-organizzativa e gestionale e' di un medico designato dalla direzione sanitaria aziendale, che svolge anche una funzione di collegamento con i responsabili sanitari, clinici e assistenziali, e la direzione aziendale. La responsabilita' organizzativa dell'assistenza in ogni modulo tocca invece al coordinatore infermieristico. La responsabilita' clinica di ciascun paziente e' del medico di medicina generale (o pediatra di libera scelta) di fiducia, anche all' interno di una forma organizzativa della medicina generale, oppure a un medico che opera nella struttura. La responsabilita' assistenziale e' dell'infermiere secondo le proprie competenze. L'assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica e' garantita 24 ore su 24. I responsabili delle attivita' cliniche e infermieristiche raccolgono le informazioni sanitarie per i rispettivi ambiti di competenza, utilizzando una cartel1a clinico-assistenziale integrata, inserita in un processo di informatizzazione. In caso di necessita', l'infermiere attiva, durante i giorno, il responsabile clinico della struttura e nelle ore notturne, nei giorni festivi e nelle ore prefestive non coperte dal responsabile clinico, del Servizio di continuita' assistenziale. In presenza di accordi specifici regionali, puo' essere attivato il responsabile clinico della struttura in turno nelle ore notturne, festive o prefestive. In caso di emergenza, viene attivato il Sistema di Emergenza Urgenza territoriale. Nel caso in cui la sede all'interno di un presidio ospedaliero viene attivato direttamente il servizio anestesia e rianimazione secondo le procedure di gestione delle emergenze del presidio ospedaliero.
L'ospedale di comunita' opera in forte integrazione con gli altri servizi sanitari, come i servizi di assistenza specialistica ambulatoriale e i Servizi di Emergenza Urgenza territoriali. Per questo devono essere stabilite procedure operative per garantire la continuita' assistenziale e la tempestivita' degli interventi. Devono essere definiti anche collegamenti funzionali con il laboratorio analisi anche relativamente alla gestione del POCT - Point of Care , radiologia , medicina fisica e riabilitativa, servizio dietetico e nutrizione clinica, servizio sociale. E oltre al medico (o al pediatra) di medicina generale e all'assistenza medica in raccordo con la Continuita' assistenziale, dovra' esserci un infermiere case manager, il professionista cioe' che provvede all'assegnazione e al coordinamento dei servizi socio-sanitari destinati alla gestione clinica di un determinato target di utenti.
All'interno dell'ospedale di continuita' che abbia ad esempio un modulo di 20 posti letto dovranno essere presenti: - un coordinatore infermieristico, condivisibile su due moduli se presenti nell'ospedale; - un infermiere; - due operatori sociosanitari (Oss) per ciascun turno diurno e un infermiere e un Oss per il turno di notte.
Articolo tratto da quotidianosanita.it (Wel/ Dire)