(DIRE) Roma, 2 lug. - Dopo il recente caso di cronaca dell'untore di Ancona, gli specialisti lanciano un appello alle Istituzioni. La SIMIT, Societa' Italiana Malattie Infettive e Tropicali, scrive al Ministro Grillo per "intervenire con fermezza contro il negazionismo".
Questo il testo della lettera. "Onorevole Ministro, la SIMIT, Societa' Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che annovera tra i suoi soci la stragrande maggioranza dei medici che prestano assistenza alle persone che vivono con HIV/AIDS, desidera esprimere con questa lettera una fondata preoccupazione in merito alla persistenza di posizioni negazioniste su HIV/AIDS e segnalare la necessita' di provvedimenti in proposito".
"E' di per se' fatto grave- prosegue la missiva- che una persona consapevole da anni di essere portatore dell'infezione da HIV abbia rischiato di infettare mediante rapporti sessuali decine di partner e sia stata posta in regime di custodia cautelare in carcere con l'accusa di aver procurato lesioni personali gravissime ad una o piu' persone e di aver attentato alla salute pubblica. Decisamente sconcertante e' la notizia che lo stesso avrebbe fatto riferimento a posizioni negazioniste rispetto a HIV. Basata sull'ipotesi di Duesberg, un microbiologo americano che verso la meta' degli anni '90 aveva sostenuto che HIV non fosse la causa dell'AIDS e che le terapie allora disponibili fossero dannose, la teoria negazionista, gia' scientificamente insostenibile al tempo della sua formulazione, e' stata clamorosamente smentita da una enorme mole di dati e prove successive. Cio' nonostante- continua la lettera- tocca rilevarne la periodica riproposizione, con conseguenze la cui possibile portata merita una assoluta attenzione da parte delle Autorita' Sanitarie".
"Negli ultimi trent'anni HIV e' stato responsabile di un'enorme quantita' di sofferenze, tanto terribili quanto innegabili sulla base delle evidenze storiche e scientifiche.
Dall'inizio dell'epidemia i morti di AIDS sono stati, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della Sanita', oltre 35 milioni. Quasi sei volte i morti della Shoa' provocati dalla furia nazista nella Seconda Guerra Mondiale. In Italia- evidenzia la Simit- sono morte di AIDS piu' di 44mila persone: per avere un valore di riferimento, nella guerra del Vietnam i caduti americani sono stati un po' meno di 60mila e nelle guerre per l'indipendenza italiana meno di settemila. La stragrande maggioranza di questi decessi si e' concentrata nei tempi e nei luoghi in cui non era disponibile la terapia di cui i negazionisti disconoscono l'efficacia".
"Senza gli straordinari progressi scientifici in campo diagnostico e terapeutico, il tributo di morte che HIV/AIDS avrebbe continuato ad esigere sarebbe stato vicino al 100% delle persone infettate in un arco temporale compreso tra pochi mesi e 15-20 anni dal momento dell'infezione. La disponibilita' di una diagnostica rapida e affidabile e di terapie estremamente efficaci, ben tollerate e largamente accessibili, almeno in Italia, ha ribaltato la situazione. Negare la validita' di tutto cio'- evidenziano gli specialisti- fornisce a soggetti particolarmente fragili o irresponsabili un appiglio per giustificare comportamenti inammissibili o per rifiutare le necessarie terapie, causando grave danno a se stessi e agli altri, per il permanere del loro stato viremico e della possibilita' conseguente di trasmettere l'infezione mediante rapporti sessuali".
"Per contro, l'emergere di nuovi casi di 'negazionisti attivi' finisce per estendere lo stigma ed il sospetto nei confronti delle persone che vivono con HIV/AIDS, accentuando il loro disagio. Tenuto conto che, sulla base di robuste evidenze scientifiche, una persona con viremia azzerata in seguito alla corretta e stabile assunzione delle terapie non e' piu' in grado di trasmettere l'infezione, l'accentuazione dello stigma che deriva da questi fatti aggiunge danno ad ingiustizia. Si impone quindi la necessita'- sottolinea la lettera- di intervenire con fermezza contro il negazionismo".
"In particolare, e' intollerabile che posizioni negazioniste possano essere diffuse e propagandate da laureati in medicina iscritti all'Ordine, in aperta violazione del codice deontologico professionale e in spregio dell'evidenza scientifica e delle sofferenze di chi per questa malattia ha sofferto ed e' morto. È opportuno- chiarisce la lettera- che gli Ordini professionali vigilino e se necessario intervengano, ribadendo chiaramente la condanna del negazionismo in HIV e perseguendo chi lo fomenta".
"Gli infettivologi italiani sentono il dovere e la responsabilita' di rivolgersi a Lei, Signor Ministro, con la certezza di trovare nell'Istituzione che rappresenta lo strumento insostituibile per la tutela della salute dei cittadini. La preghiamo- conclude la lettera- di considerarci al servizio di qualsiasi iniziativa Lei volesse intraprendere su questo tema presso le sedi istituzionali e attraverso i mezzi di comunicazione".
(Wel/ Dire)