(DIRE) Roma, 1 giu. - Chiudere i punti nascita che hanno meno di 500 parti l'anno "e' un'idea necessaria". La pensa cosi' Mauro Stronati, direttore del dipartimento della Salute della donna e del bambino della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Societa' italiana di neonatologia (Sin).
"Il parto e' una cosa naturale e qualsiasi donna puo' partorire in qualsiasi reparto dove ci sia una buona ostetricia- continua il medico- il problema si verifica quando questo parto puo' presentare delle complicazioni. Teniamo presente che anche i parti fisiologici possono avere una percentuale di complicazioni che variano dal 4 al 6 per mille. In questo caso- aggiunge- e' necessario partorire in ospedali adeguatamente attrezzati".
Perche' si chiede di chiudere gli ospedali sotto i 500 parti l'anno? "Non perche' i medici siano meno bravi, ma poiche' hanno meno mezzi e una minore esperienza. È chiaro- spiega Stronati- che un reparto che assistera' tre neonati sotto al chilo all'anno avra' meno esperienze di chi ne curera' 30. Quindi la questione della chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti e' una misura necessaria non solo da un punto di vista economico, ma anche della qualita' della vita".
Operando un confronto con l'Europa, il presidente della Sin precisa: "Il Portogallo nel 1995 aveva circa 200 ospedali con una mortalita' neonatale del 4,7%. Hanno chiuso 150 ospedali e nel 2015 la mortalita' e' scesa al 2%. La mortalita' perinatale e' passata dal 9 al 3,7%. Questo vuol dire- conclude Stronati- che chiudendo gli ospedali piu' piccoli e concentrando medici e infermieri sugli ospedali piu' grandi, dove ci sono piu' casi e maggiore esperienza, si migliora la qualita' delle cure".
(Wel/ Dire)