(DIRE) Roma, 29 gen. - "I tumori neuroendocrini sono tumori rari che possono svilupparsi da particolari cellule presenti in diversi organi; rappresentano circa lo 0,5% di tutti i tumori maligni e nella maggior parte dei casi (60-70%) colpiscono il tratto gastroenteropancreatico costituito da stomaco, intestino e pancreas". Cosi' in una nota sulle nuove linee di consenso per il trattamento e follow up dei tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici, stilate dall' Associazione Medici Endocrinologi congiuntamente con l'Italian AACE Chapter, American Association of Clinical Endocrinologists e in corso di pubblicazione su 'Endocrine, Metabolic & Immune Disorders - Drug Targets'.
"Essendo patologie poco frequenti, e' di particolare utilita' la realizzazione di linee guida per la loro gestione da parte di team multidisciplinari e internazionali. Il nuovo documento di consenso di AME, Associazione Medici Endocrinologi e Italian AACE Chapter, American Association of Clinical Endocrinologist su trattamento e follow-up dei tumori neuroendocrini gastroenteroepatici- annuncia il comunicato- verra' presentato a Udine il 26 e 27 gennaio al 2^ UpDate in Endocrinologia Oncologica che vedra' la presenza di numerosi esperti nazionali e internazionali nei campi dell'endocrinologia e dell'oncologia".
"La Consensus- spiega il comunicato- copre una carenza nella letteratura internazionale e un vuoto conoscitivo sulla valutazione della risposta della terapia e del follow-up dei tumori neuroendocrini, sulla gestione della terapia, sulla gestione del paziente nel tempo, quali esami eseguire, il timing e come interpretare i risultati".
"Negli ultimi anni in campo endocrinologico e oncologico sono stati compiuti notevoli progressi- sottolinea Franco Grimaldi, Direttore SOC di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo - Nutrizione Clinica, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine e organizzatore del convegno, che prosegue- sia nella ricerca di base che in quella clinica ed in particolar modo per quanto riguarda l'utilizzo di nuovi strumenti che consentono l'individuazione di tali tumori. Si calcola infatti che negli ultimi anni l'incidenza di tumori neuroendocrini asintomatici e di piccole dimensioni (<2 cm) sia aumentata del 700% proprio grazie al vasto utilizzo e al miglioramento di tecniche di imaging come la risonanza magnetica, soprattutto per il follow up di altri tumori. Alla luce anche delle caratteristiche di tali tumori- continua- che spesso non sono aggressivi e hanno una crescita lenta, questo pone il dubbio se sia appropriato sottoporre pazienti a basso rischio allo stesso trattamento tradizionalmente riservato a neoplasie piu' avanzate, esponendo i pazienti a possibili complicanze ed effetti indesiderati probabilmente non indispensabili e rischiando di sottoporre a overtreatment pazienti con lesioni incidentali o piccole. Il documento di consenso suggerisce di non attuare un trattamento chirurgico su pazienti con tumori asintomatici scoperti incidentalmente, di dimensioni minori di 2 cm e con basso indice proliferativo; se invece la diagnosi di un tumore neuroendocrino arriva in seguito alla comparsa di sintomi, che dipendono dal tipo di ormone secreto in eccesso, l'indicazione e' la chirugia".
"Punto focale delle linee di consenso e' il ruolo fondamentale dell'endocrinologo- prosegue Grimaldi- nella gestione dei tumori neuroendocrini, che devono essere affrontati con un'equipe multidisciplinare comprendente anche oncologo, chirurgo, medico nucleare, gastroenterologo, pneumologo e radiologo. L'equipe si deve dedicare alla gestione del paziente allineandosi alle linee guida internazionali e nazionali e la complessita' della gestione del paziente con tumore neuroendocrino richiede l'interazione e il coinvolgimento di tutti i professionisti delle discipline coinvolte nelle diverse fasi di diagnosi, trattamento e follow up. Da non trascurare nella strategia multidisciplinare e' il punto di vista del paziente e, data la lunga aspettativa di vita delle persone con tumori neuroendocrini, bisogna prestare molta attenzione alla loro qualita' di vita e alle possibili tossicita' e effetti collaterali legati ai trattamenti".
"Seppur rare- conclude Grimaldi- queste patologie possono essere curate a distanza di anni con una corretta terapia, prolungando la sopravvivenza del paziente migliorandone la qualita' di vita".
(Wel/ Dire)