(DIRE) Roma, 24 gen. - Sono migliaia le scoperte scientifiche che scaturiscono dall'osservazione di fenomeni apparentemente casuali e comunque imprevisti: si spera di raggiungere lo stesso risultato all'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, dove si e' scoperto che l'uso dell'ossigeno-ozono terapia, ampiamente utilizzata in ortopedia ma anche in altre condizioni, produce risposte di miglioramento delle funzioni cognitive nel paziente anziano affetto da Malattia di Alzheimer o da altre forme di demenza. Studi preliminari hanno infatti dimostrato che in cellule neuronali trattate con ossigeno-ozono vengono attivati specifiche funzioni cellulari coinvolte nei processi della mente (infiammazione e processi ossidativi).
In questi giorni prendera' il via il progetto "Cognitive frailty and oxygen-ozone therapy: integrated approach to identify biological and neuropsychological markers" (in italiano "Fragilita' cognitiva e terapia dell'ossigeno-ozono: un approccio integrato per l'identificazione di marcatori biologici e neuropsicologici") affidato alla Geriatra Dott.ssa Cristina Geroldi, ai ricercatori Dott. Cristian Bonvicini, Catia Scassellati ed al Dott. Antonio Galoforo, quest'ultimo pioniere di questa terapia non soltanto in Italia ma anche in Africa, impegno nel terzo mondo che gli ha meritato vari riconoscimenti.
Il progetto, finanziato interamente dal Ministero della Salute, ha un valore di 386mila euro, di cui meta' dell'importo sara' utilizzato come borse di studio per finanziare l'attivita' di giovani ricercatori all'interno del progetto, il restante per acquisire materiali di laboratorio necessari per condurre gli esperimenti previsti.
All'IRCCS e in molte altre realta' sanitarie sono anni che l'ossigeno-ozono terapia viene utilizzata per favorire la riabilitazione motoria dell'anziano e la sua validita' scientifica e' ormai riconosciuta tanto da essere sovvenzionata dal Servizio Sanitario Lombardo. "Nella pratica clinica si e' visto che il paziente anziano "fragile", oltre a migliorare sul piano piu' strettamente articolare e quindi motorio, presenta miglioramenti vistosi anche sul piano comportamentale e sul difficile ri-equilibrio del ritmo sonno-veglia: noi partiremo proprio da li'" spiega il Dott. Bonvicini. In pratica, da un'intuizione si studiera' se ma soprattutto come l'ozono agisca sui neuroni di questi pazienti. Il dott. Bonvicini lavora all'IRCCS da ormai 18 anni e questa e' per lui, e non solo per lui, una ricerca importante: "Si parla molto di cervelli in fuga, ma le opportunita' esistono anche qui in Italia, dove abbiamo istituzioni che sono competitive con quelle estere, ti permettono di lavorare bene con materiali e contatti idonei e all'avanguardia, di aggiornarti e di inseguire obiettivi ambiziosi" ci racconta il ricercatore, ammettendo che "bisogna pero' essere motivati da una forte passione, perche' altrimenti vieni attratto sicuramente dagli stipendi di altri Paesi che in ambito scientifico sono circa il doppio".
La ricerca si avvarra' delle competenze professionali di diverse Unita' dell'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, quali Unita' Alzheimer, Unita' di Genetica e Laboratorio di Marcatori Molecolari, Unita' di Neuropsicologia, nonche' della collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nello specifico, si useranno diverse analisi (trascrittomica, immunoproteomica, metabolomica, lipidomica e bioinformatica) con le quali "cercheremo di identificare marcatori biologici e neuropsicologici/comportamentali che possano distinguere pazienti trattati con ossigeno-ozono e soggetti non trattati, per approfondire i meccanismi molecolari su cui agisce la terapia e soprattutto identificare target terapeutici mirati per la cura di questi pazienti . Mi chiede quale sara' il nostro premio? Scoprire, capire, conoscere. E vedere la gente soffrire di meno" sintetizza il ricercatore bresciano.
(Wel/ Dire)