(DIRE) Roma, 6 feb. - "Non si conosco i numeri precisi di questo fenomeno. Ho sentito parlare di 80mila donne mutilate. Spero che in Italia ci sia presto uno studio serio, anche perche' le mutilazioni genitali femminili non sono tutte uguali. Bisogna capire infatti che tipo di amputazione o danno ha subito la donna, per sapere che conseguenza avremo dopo, sia dal punto di vista sociale sia sanitario. E questo e' importantissimo per cercare di iniziare a studiare l'argomento in maniera seria.
Smettiamola di parlarci addosso e creiamo al piu' presto un gruppo di lavoro". È l'appello lanciato dal presidente di Amai (Associazione medici Arabi in Italia), e consigliere dell'Ordine dei medici di Roma, Musa Awad Hussein, intervistato dall'agenzia Dire a Roma in occasione del seguitissimo convegno dal titolo 'Assistenza sanitaria per portatrici di Mutilazioni genitali femminili in Europa', organizzato ieri al Cnr dal Comitato unico di garanzia con l'Associazione internazionale 'Karol Wojtyla', di cui e' segretario generale Rosanna Cerbo.
"Il tema delle mutilazioni genitali femminili- ha proseguito Awad- deve interessare anche l'Italia perche' ha delle ripercussioni sul Servizio sanitario nazionale. Un tumore al collo dell'utero, per esempio, costa tanto al Ssn e riuscire a prevenirlo farebbe risparmiare il sistema. Cosi' come le donne che hanno perso le grandi o le piccole labbra possono avere problematiche di carattere sanitario, come infezioni o neoplasie, per cui alla fine 'ci tornano indietro' come problema sul sanitario nostro. Ma anche l'aspetto sociale e' serio ed ha un peso importante... Chi se ne deve occupare? Tutti, in primo luogo il medico e il ginecologo, per quanto riguarda la prevenzione e la cura, ma anche lo psicologo, il sociologo e l'ostetrica".
Il presidente di Amai e' tornato poi sulla questione dei numeri: "Dobbiamo sapere quante sono queste donne e che danno hanno avuto- ha sottolineato- per capire come muoverci nel futuro. È importantissimo quindi creare un centro studi che si occupi della tematica in modo serio. Anche perche' e' chiaro che se i danni della mutilazione sono minimi, la donna avra' ripercussioni psicologiche importantissime ma a livello sanitario molto di meno se invece ha avuto danni anatomici gravi, ci saranno conseguenze serie da tutti i punti di vista".
Anche per questo Awad ha lanciato la proposta che l'Omceo Roma, di cui e' consigliere, si faccia promotore, anche a livello nazionale, di un questionario da sottoporre ai medici per avere un reale monitoraggio del problema.
(guarda l'intervista di Awad alla Dire)
(Cds/ Dire)