(DIRE) Roma, 9 apr. - "Tante donne non hanno piu' la percezione del proprio senso di competenza, delegano a un esperto e diventano dipendenti: non hanno piu' la capacita' di autodeterminarsi". A sottolinearlo Michele Grandolfo, dell'Istituto superiore di sanita', una delle voci del convegno su 'Le discriminazioni contro le donne nella legge e nella pratica' che si e' tenuto all'Universita' Roma Tre.
Nodi sanitari e allo stesso tempo sociali hanno caratterizzato la conferenza, organizzata dall'Unita' di ricerca sui diritti umani maternita' e nascita (Dumn) dell'ateneo. L'occasione e' stata la presentazione della traduzione in italiano di uno studio dell'Onu sulla violenza ostetrica: 'Prevenzione ed eliminazione dell'abuso e della mancanza di rispetto durante il parto'.
"Ci occupiamo di donne sane per l'assistenza di un normale decorso di un processo naturale" ha detto Elena Skoko, traduttrice e ricercatrice. "Facciamo pressione sulle istituzioni perche' viviamo in una societa' che ha reso il parto un sistema patologico dove donne e madri non hanno voce in capitolo".
La ricercatrice ha messo in evidenza che il problema non riguarda differenti strati sociali ma la donna in genere perche' soggetta a "un'agenda patriarcale che innesca meccanismi di potere, non di relazione" e messa in condizioni di non poter scegliere. Secondo una ricerca della Doxa - e' stato evidenziato durante il convegno - in Italia il 54 per cento delle donne ha subito l'episiotomia, ovvero il taglio della vagina per facilitare la fuoriuscita del nascituro, e al 61 per cento non e' stato chiesto il consenso.
Il documento e' una sintesi delle condizioni sfavorevoli che le donne vivono prima, durante e dopo il parto. Lo scopo e' invitare gli Stati membri dell'Onu a far luce sul problema e a trovare strumenti di regolamentazione e sanzionamento degli abusi.
"Piu' e' elevata la cultura sui diritti umani piu' sara' efficace la prevenzione" ha detto Alessandra Battisti, ricercatrice del Dumn. "Il documento e' uno strumento pratico per dare un nome alle cose e aiutare a definire quali sono le discriminazioni. Ed e' gia' una discriminazione pensare che questi documenti siano riservati ai Paesi in via di sviluppo: innalzano il livello di consapevolezza sia delle istituzioni che del pubblico degli Stati membri delle Nazioni Unite".
Il gruppo di lavoro sulla discriminazione del corpo delle donne e' nato nel 2010 in seno all'Onu per identificare le violazioni e promuovere una definizione di salute in accordo con l'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) che non consista nell'assenza di malattia ma nel "raggiungimento di massimo benessere".
La violenza ostetrica e' uno dei temi del rapporto Onu sollevato dalla societa' civile italiana, ha detto Federica Donati, esponente dell'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani presente alla conferenza. "La mobilitazione - ha sottolineato Donati - puo' portare a un cambiamento traendo beneficio anche dell'esperienza che gli esperti hanno raccolto in altri Paesi".
(Wel/Dire)