(DIRE) Roma, 1 ago. - I cittadini italiani possono esercitare il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di Regioni differenti da quella di residenza, alimentando il fenomeno della mobilita' sanitaria interregionale. Sotto questo 'cappello' si collocano la mobilita' attiva - che identifica l'indice di attrazione di una Regione tramite prestazioni offerte a cittadini non residenti e rappresenta una voce di credito - e la mobilita' passiva - che esprime l'indice di fuga da una Regione con le prestazioni erogate ai cittadini al di fuori della Regione di residenza e rappresenta una voce di debito.
Le compensazioni finanziarie tra Regioni vengono regolate secondo un Testo Unico approvato dalla Conferenza Stato-Regioni che ha individuato 7 flussi finanziari: ricoveri ospedalieri e day hospital (differenziati per pubblico e privato), medicina generale, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso.
"Dall'elaborazione del report sulla mobilita' sanitaria- afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe- e' emerso che sono pubblicamente disponibili solo i dati economici sulla mobilita' sanitaria aggregati in crediti, debiti e relativi saldi, ma non i flussi finanziari integrali che ciascuna Regione invia al Ministero della Salute. Di conseguenza, e' impossibile effettuare analisi piu' dettagliate per chiarire numerosi aspetti della mobilita' interregionale in Italia".
Nel 2017 il valore della mobilita' sanitaria ammonta a euro 4.635,4 milioni, cifra che include anche i conguagli relativi al 2014 (euro 218,9 milioni) e al 2016 (euro 296,3 milioni), importi tuttavia non ancora definitivamente approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Mobilita' attiva. Le Regioni con maggiori capacita' attrattive sono Lombardia (25,2%) ed Emilia Romagna (13,3%), che insieme ricevono oltre 1/3 della mobilita' attiva; un ulteriore 27% viene attratto da Veneto (8,7%), Toscana (7,8%), Lazio (7,7%) e Piemonte (4,5%). Il rimanente 33% della mobilita' attiva si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni, oltre al Bambin Gesu' (euro 195,4 milioni) e all'Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (euro 43,7 milioni). In generale, esiste una forte capacita' attrattiva delle grandi Regioni del Nord, a cui fa da contraltare quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio.
Mobilita' passiva. Le Regioni con maggiore indice di fuga dei propri residenti sono Lazio (13,9%) e Campania (10,1%) che insieme contribuiscono a quasi il 25% della mobilita' passiva; un ulteriore 29% riguarda Lombardia (7,7%), Calabria (7,5%), Puglia (7,4%), Sicilia (6,5%) e il 46,8% si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni. Rispetto alla mobilita' passiva, se quasi tutte le Regioni meridionali hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in grandi Regioni del Nord, in particolare in Lombardia, ma anche in Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, un fenomeno verosimilmente attribuibile a preferenze dei pazienti e agevolato dalla facilita' di spostamento tra Regioni limitrofe con elevata qualita' dei servizi sanitari.
"Dalla valutazione comparativa dei saldi - puntualizza il Presidente Gimbe - emerge che le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni di euro sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni di euro tutte del Centro-Sud".
"Il report Gimbe propone un nuovo indicatore - precisa Cartabellotta - il 'saldo pro-capite di mobilita' sanitaria', che permette di analizzare e interpretare i saldi in relazione alla popolazione residente determinando una ricomposizione della classifica, da cui emergono due dati molto rilevanti: il Molise sale sul podio insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, mentre peggiora ulteriormente la posizione della Calabria, dove ciascun cittadino residente ha un saldo pro-capite negativo di Ç 163, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia Romagna".
"Considerata la complessita' del fenomeno della mobilita' sanitaria - conclude Cartabellotta - con i dati attualmente disponibili e' impossibile effettuare analisi piu' dettagliate. Ecco perche' la Fondazione Gimbe chiede ufficialmente al Ministro della Salute di rendere pubblicamente disponibili tutti i dati sulla mobilita' sanitaria che le Regioni trasmettono al Ministero. Questo permetterebbe di analizzare, per ciascuna Regione, la distribuzione delle tipologie di prestazioni erogate in mobilita', la differente capacita' di attrazione di strutture pubbliche e private accreditate e la Regione di residenza dei cittadini che scelgono di curarsi lontano da casa, al fine di identificare quali dinamiche regolano le varie tipologie di mobilita' regionale, di cui alcune sono 'fisiologiche' ed altre francamente 'patologiche'".
(Wel/Dire)