(DIRE) Roma, 25 set. - Coniugare la cura del paziente cardiovascolare cronico in un quadro di risorse sempre minori, con la spesa sanitaria in crescita e con l'obiettivo di ottimizzare sempre di piu' i protocolli medici: questi i temi al centro del convegno dal titolo "La presa in carico del paziente cardiovascolare cronico: aspetti clinici, economici ed organizzativi" che si e' svolto presso il Tempio di Adriano a Roma.
La giornata di lavori ha visto tra gli altri la partecipazione di Tonino Aceti (Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato), Claudio Amoroso (rappresentante di F.A.R.E. Sanita', Claudio Borghi (Professore di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Universita' di Bologna), Luca Degli Esposti (Presidente Clicon) e Federico Spandonaro (Professore dell'Universita' di Tor Vergata).
Nel 2016 in Italia sono stati spesi 3,3 miliardi di euro per la cura dei pazienti cronici cardiovascolari (Il 70% del totale di spesa): spendere meno e meglio riallocando le risorse e' la sfida che deve portare avanti il Sistema Sanitario Nazionale per garantire gli stessi standard di cura ai pazienti in un quadro di sempre maggiore efficientamento economico.
L'aderenza alle cure e alle terapie e' la strada maestra da perseguire per affrontare i prossimi anni, considerando che la popolazione sta invecchiando sempre di piu' e che i malati cronici di queste patologie sono in aumento. Servono terapie personalizzate e associazione di farmaci che secondo numerosi studi funzionano meglio per le situazioni di cronicita'. Impatto clinico e impatto economico sono dunque i due cardini di un sistema che rappresenta ancora oggi la maggior voce di spesa per il Sistema Sanitario nazionale: diminuire il rischio di ospedalizzazione con terapie adeguate e' l'unico volano per ridurre contestualmente anche i costi. Serve aderenza alle cure, adesione, gestione personalizzata che si ottengono con associazioni di farmaci (polipillole) e con un efficace sistema di monitoraggio territoriale. I tagli hanno ridotto la spesa che risulta sempre piu' bassa rispetto altri paesi europei (il trend e' in aumento per i prossimi anni): non ridurre le prestazioni e aumentare la sostenibilita' avendo come scopo la cura migliore per il paziente e' un obiettivo possibile e non solo auspicabile.
In questo quadro il Piano nazionale per la cura delle malattie croniche diventa centrale cosi' come il Pnc (Piano nazionale cronicita'): chi soffre di malattie croniche, per l'Oms, ha un'aderenza alla cura del 50%. Percentuale troppo bassa per ottenere miglioramento del paziente e del sistema sanitario sul quale impatta e gravano la maggior parte dei costi. Curare meglio e spendere meno diventera' dunque la sfida per i prossimi anni per queste patologie.
(Wel/ Dire)