(DIRE) Roma, 25 set. - La proposta di uno "Sportello del disagio lavorativo" lanciata dalla Presidente FNOMCeO Roberta Chersevani, e' un provvedimento che andrebbe adottato tempestivamente per arginare le violenze e le aggressioni in ambito sanitario. Con tale strumento potrebbe essere senz'altro avviato il processo di identificazione delle condizioni di rischio, in modo da intervenire con soluzioni ed indicazioni valide per superare le difficolta' legate all'organizzazione del lavoro e alle precarieta' strutturali segnalate dai medici. Lo scrive Domenico Della Porta, Referente Nazionale Medicina del Lavoro e Sicurezza Federsanita' ANCI.
Ritorna, in questo modo, prepotentemente di attualita' il percorso lanciato nel 2004 dal Ministro della Funzione Pubblica Lugi Mazzella quando fu promulgata la direttiva sulle Misure finalizzate al miglioramento del Benessere Organizzativo nelle Pubbliche Amministrazioni. Nel documento si definiscono le azioni per raggiungere obiettivi di efficacia e di produttivita' per realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti (anche fisici) e relazioni di lavoro che contribuiscono al miglioramento della qualita' della vita e delle prestazioni. Il Ministero considerava elementi di fondamentale importanza, oltre alla sussitenza di un clima organizzativo che stimolasse la creativita' e l'apprendimento, la garanzia dell'ergonomia e della sicurezza degli ambienti di lavoro.
Tutto questo avrebbe contribuito, secondo il Ministero, a scongiurare quel "Disagio lavorativo", alla base, come si e' visto, dei fenomeni di stress, incomprensioni, violenze e aggressioni. Il disagio lavorativo, infatti, qualunque forma assuma, ha alla sua base un accumulo di stress psicosociale. Cio' indica che il lavoratore cede quando viene colpito non solo nelle sue attivita' lavorative ma anche nello svolgimento della vita sociale associata alla professione.
Le professioni sanitarie e in generale quelle deputate all'aiuto e al sostegno di persone svantaggiate, sono quelle piu' a rischio. Lo stress da lavoro correlato e' all'origine di disturbi di vario tipo: muscolo-scheletrici, cardiovascolari e a carico dell'umore. Con il Testo Unico sulla sicurezza (D. Lgs 81/80) viene sancito l'obbligo di adempiere alla valutazione/misurazione di questo rischio.
Ad ogni modo le aree da considerare, per una valutazione dello stress psicosociale il piu' possibile completa, dovrebbero essere almeno tre: 1. fattori di rischio fisici e oggettivi dovuti all'ambiente di lavoro, alle misure di sicurezza da rispettare, alle attrezzature; 2. fattori di rischio tecnici ed organizzativi (gestione dei turni, qualita' della comunicazione, ecc); 3. rischio psicosociale (assenteismo, turn over elevato, vertenze lavorative, ecc.).
Per dare risposte certe, esaustive e risolutive, il gruppo di lavoro per la gestione dello "Sportello del disagio lavorativo" potrebbe muoversi utilizzando, se condivise, le dimensioni del benessere e del malessere organizzativo. Una organizzazione puo' considerarsi in buona salute se: adotta tutte le azioni per prevenire infortuni e rischi professionali (per la sicurezza individuale e contro aggressioni); allestisce un ambiente di lavoro salubre, confortevole e accogliente; riconosce e valorizza le competenze e gli apporti dei dipendenti e stimola nuove potenzialita'; mette a disposizione le informazioni pertinenti al lavoro; stimola nei dipendenti il senso di utilita' sociale contribuendo a dare senso alla giornata lavorativa dei singoli e al loro sentimento di contribuire ai risultati comuni. L'assenza di queste condizioni genera malessere e quindi disagio lavorativo.
(Wel/ Dire)