(DIRE) Roma, 31 ott. - "Faccio seguito una serie di comunicazioni relative a richieste di esami diagnostici che vengono presentate ai pediatri e ai medici di medicina generale da parte di genitori contrari alle vaccinazioni. Al fine di supportare i colleghi che si trovano a fronteggiare tali episodi, peraltro sempre piu' ricorrenti, ritengo opportuno fornire le seguenti indicazioni tecniche, formulate a seguito di un diretto confronto con la competente Direzione generale della prevenzione del Ministero della salute". Lo scrive Roberta Chersevani, presidente Fnomceo.
"In via preliminare- spiega- e per fugare ogni non giustificata resistenza alle pratiche vaccinali, ricordo che allo stato attuale delle conoscenze, la richiesta di esami di laboratorio ovvero di altri accertamenti diagnostici da eseguire di routine prima della vaccinazione non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica. Perche' siano individuate situazioni di rischio reali, e' sufficiente che il pediatra/medico curante svolga le proprie valutazioni sulla base della documentazione medica del minore e che i servizi vaccinali effettuino l'anamnesi pre-vaccinale, anche sulla scorta delle informazioni fornite dai genitori/tutori/affidatari, oltreche' attenendosi alla Guida alle controindicazioni, menzionata nella circolare del Ministero della Salute del 16 agosto 2017. Allo scopo, ricordo che nella locuzione 'test pre-vaccinali' rientrano: a) test che hanno lo scopo di constatare se un soggetto presenti una situazione patologica tale da rappresentare una controindicazione alla vaccinazione; b) test che avrebbero lo scopo di identificare nel candidato alla vaccinazione, che e' in condizione di buona salute, una ipotetica predisposizione ad una reazione avversa alla vaccinazione; c) test atti a verificare se il soggetto abbia acquisito una immunita' naturale permanente da pregressa malattia, in ragione della quale la vaccinazione risulta superflua".
"Riguardo ai test di cui alla lettera a), non si puo' non richiamare la gia' citata Guida alle controindicazioni- dice ancora Chersevani- adottata e periodicamente aggiornata dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanita', che fornisce agli operatori impegnati nella offerta attiva e nella effettuazione delle vaccinazioni tutti gli strumenti utili a valutare le situazioni che si discostano dalla normale pratica quotidiana. Si tratta, in ogni caso, di condizioni cliniche definite estremamente rare, molte delle quali gia' diagnosticate, e quindi note al medico curante, gia' prima della vaccinazione. Con riferimento ai test di cui alla lettera b), si rappresenta che alcuni anti-vaccinisti sostengono la necessita' di effettuare su tutti i bambini, prima delle vaccinazioni, uno screening genetico, che consentirebbe di riconoscere preventivamente e, di conseguenza, di tutelare quelli a rischio di reazioni avverse. In particolare, tale raccomandazione deriverebbe dal rischio di 'slatentizzare' patologie autoimmuni o allergiche per le quali si avrebbe un rischio aumentato, in presenza di un aplotipo HLA ritenuto, appunto, 'a rischio' per le stesse".
"Si sottolinea, al riguardo- dice ancora- che ne' l'Organizzazione Mondiale della Sanita' ne' altre Istituzioni di rilievo scientifico a livello internazionale raccomandano l'effettuazione di test pre-vaccinali di tale tipo. Inoltre, nessuna delle piu' importanti societa' scientifiche europee o americane suggerisce attualmente di sottoporsi a test genetici prima di effettuare le vaccinazioni. In particolare, questa prassi non viene neppure presa in considerazione nell'ultima edizione del Red Book (Rapporto del Committee on Infectious Diseases) che e' il principale testo di riferimento per chi lavora in ambito vaccinale. Riguardo al test di cui al punto c), nel ribadire che non tutte le malattie per le quali e' stato introdotto l'obbligo vaccinale conferiscono immunita' permanente (cfr. circolare del Ministero della salute del 16 agosto 2017), si evidenzia che la vaccinazione di un soggetto che aveva gia' contratto la malattia naturale non rappresenta assolutamente un rischio aggiuntivo per la sua salute, atteso che la pregressa malattia non costituisce una controindicazione per nessuna vaccinazione. La vaccinazione, infatti, rappresenta solo uno stimolo immunitario che potenzia ulteriormente la capacita' di risposta a una potenziale esposizione all'agente patogeno".
(Wel/ Dire)