(DIRE) Roma, 17 ott. - L'ictus e' tra le prime cause di morte in Europa, la seconda causa di deficit cognitivo nell'adulto e in assoluto la prima causa di disabilita' a lungo termine. E nonostante gli sforzi fino ad ora compiuti dai Paesi europei nell'affrontare questa malattia, ci si aspetta un aumento di circa il 30% dei nuovi casi nei prossimi anni, attribuibile soprattutto all'invecchiamento della popolazione. È quanto emerge, in estrema sintesi, dal rapporto dal titolo 'L'impatto dell'ictus cerebrale in Europa' commissionato dall'associazione Safe - Stroke Alliance for Europe al King's College di Londra e presentato oggi a Roma allo Spazio Europa. Il lavoro, tradotto in italiano dalle associazioni ALICe e ARS Umbria, con il patrocinio dell'Osservatorio Ictus Italia, ha esaminato dati, documenti e informazioni provenienti da 35 nazioni europee, fra cui l'Italia, rilevando differenze significative tra i diversi modelli di cura e disparita' nelle possibilita' di accesso alle terapie.
"L'ictus cerebrale e' una condizione che affligge milioni di persone e famiglie al mondo- ha detto Nicoletta Reale, presidente dell'Osservatorio Ictus Italia- trasformando la loro esistenza in una realta' di sofferenza e perdita di autonomie. L'Osservatorio si e' quindi impegnato nella diffusione della versione italiana del rapporto, per rendere disponibili alla popolazione maggiori informazioni sulla portata e sull'impatto della patologia, ma anche sul valore dell'impegno e del supporto che un'associazione di volontariato come A.L.I.Ce. Italia puo' offrire". Lo studio ha dimostrato che e' possibile un notevole miglioramento dell'indice di sopravvivenza all'ictus grazie all'implementazione delle 'stroke unit' (centri di urgenza ictus, ndr) e all'uso del trattamento di trombolisi. Tuttavia, nonostante l'inclusione di queste strutture nelle linee guida europee e nazionali, si e' stimato che "solo il 30% dei pazienti europei affetti da ictus riceve assistenza adeguata".
Le proiezioni, intanto, indicano che entro i prossimi venti anni ci sara' un complessivo aumento del 34% del numero totale di casi di ictus nell'Unione Europea, cioe' un passaggio "da 613.148 casi nel 2015 a 819.771 nel 2035. Nel 2015 solo i costi sanitari diretti della patologia- spiega il rapporto- sono arrivati a 20 miliardi di euro nell'Ue, mentre i costi indiretti, dovuti tanto al costo opportunita' dell'assistenza informale della famiglia e degli amici, quanto alla perdita di produttivita', causata dalla patologia o dalla morte, sono stati stimati nell'ordine di altri 25 miliardi di euro". La prevenzione e la corretta terapia dell'ictus dovrebbero percio' rappresentare priorita' assoluta dei Paesi europei. Attualmente, infatti, il tasso di morte per ictus nei diversi Stati, come rende ancora noto il rapporto, varia da 30 a 170 casi ogni 100mila abitanti, differenza che dipende dalla eventuale presenza di unita' neurovascolari funzionali sul territorio.
"L'Europa e' il continente dove le cure per l'ictus raggiungono gli standard qualitativi piu' alti- ha commentato Aldo Patriciello, deputato al Parlamento europeo- ma in Italia purtroppo ad oggi non esiste una vera e propria strategia nazionale di politica sanitaria sull'Ictus e i cittadini non hanno pari accesso ne' alle informazioni sulla patologia ne' alle cure necessarie per prevenirla. La ricerca clinica degli ultimi 60 anni ha dimostrato che interventi di prevenzione e assistenza organizzata come le 'stroke units' possono ridurre in maniera significativa l'incidenza della malattia e migliorare la qualita' della vita di coloro che ne sono colpiti e delle loro famiglie. È quindi necessario che le autorita' competenti italiane si impegnino in questa direzione, nell'ottica di superare le disparita' di accesso alle cure e di trattamento dei pazienti presenti sul territorio". L'associazione Safe, dunque, ha posto la problematica all'attenzione del Parlamento europeo, invitandolo ad istituire un registro nazionale per l'ictus cerebrale al fine di mantenere un adeguato controllo sulla patologia e ad adottare le migliori strategie possibili per affrontarla.
(Wel/Dire)