(DIRE) Roma, 5 ott. - Il II Forum della sostenibilita' e opportunita' nel settore salute, che si e' svolto a Firenze, e' stato aperto da un costruttivo dibattito su un tema di estrema rilevanza sociale, etica, politica ed economica: la governance del sistema sanitario fra Stato e Regioni, in un contesto generale caratterizzato - come gia' rilevato dal II Rapporto Gimbe - da un cocktail potenzialmente letale per la sostenibilita' del servizio sanitario: revisione "al rialzo" dei nuovi Lea incurante dell'imponente definanziamento della sanita' pubblica, boom della spesa privata complice una sanita' integrativa ipotrofica e poco regolamentata, sprechi e inefficienze, consumismo sanitario alimentato da aspettative irrealistiche di cittadini e pazienti scarsamente alfabetizzati.
"Dal un punto di vista etico, sociale ed economico- ha affermato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe e coordinatore della sessione- e' inaccettabile che il diritto costituzionale alla tutela della salute, utopisticamente affidato a una leale collaborazione tra Stato e Regioni, sia condizionato dal Cap di residenza del cittadino, a causa di decisioni regionali e locali che, oltre a generare diseguaglianze nell'offerta di servizi e prestazioni, influenzano anche gli esiti di salute. L'universalismo e' un pilastro fondante e irrinunciabile del nostro servizio sanitario nazionale, ma oggi rischia di rimanere una mera illusione collettiva, perche' nei fatti il nostro sistema di welfare si sta inesorabilmente disgregando".
In tal senso, i dati documentano un inquietante elenco di variabilita' regionali: dagli adempimenti dei Lea alle performance ospedaliere documentate dal programma nazionale esiti, dalla dimensione delle aziende sanitarie alla capacita' di integrazione pubblico-privato, dal variegato contributo di fondi integrativi e assicurazioni alla disponibilita' di farmaci innovativi, dalla governance della libera professione e delle liste di attesa alla giungla dei ticket, dalle eccellenze ospedaliere del Nord alla desertificazione dei servizi territoriali nel Sud. Sulla stessa linea Walter Ricciardi, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanita': "Non possiamo accettare che in alcune Regioni i cittadini dispongano di una sanita' con standard di eccellenza a costi relativamente contenuti per il Paese, mentre altre Regioni sprecano il denaro pubblico senza offrire alle persone nemmeno i servizi essenziali. Ecco perche' il prossimo esecutivo dovra' necessariamente affrontare questa criticita' sociale ed economica, magari riproponendo al Parlamento una riforma costituzionale limitata alla sanita', oltre che rilanciare il finanziamento pubblico e mettere la salute delle persone al centro di tutte le decisioni politiche".
"L'ossimoro 'welfare selettivo'- ha affermato Luigi d'Ambrosio Lettieri, membro della Commissione Igiene e Sanita' del Senato- disegna una prospettiva su cui la politica ha il dovere di aprire un confronto maturo e responsabile per offrire alle persone maggiori garanzie sul diritto costituzionale alla tutela della salute. Dobbiamo farlo tenendo presenti anche le indicazioni che provengono dalle indagini condotte dalle commissioni parlamentari di Senato e Camera e dal II rapporto Gimbe sulla sostenibilita' del Ssn".
"Nelle Regioni che non adempiono ai Lea- afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato- i cittadini pagano addizionali Irpef piu' elevate e devono andare a curarsi altrove : la confusione delle persone sul proprio (costituzionale) diritto alla salute e' ormai inaccettabile". "La carenza di comunicazione istituzionale su questo tema e' impressionante- incalza Rosanna Massarenti, direttore di Altroconsumo- Sul decreto appropriatezza ad esempio i cittadini ci hanno chiesto disorientati: perche' non ho piu' diritto alle prestazioni che prima mi venivano concesse?".
"Cartina al tornasole di queste disuguaglianze- ha puntualizzato Cartabellotta- e' la mobilita' sanitaria che nel 2016 ha spostato oltre 4,15 miliardi di euro, prevalentemente dal Sud al Nord. Vero e' che sono a carico del Ssn, ma i costi che i cittadini devono sostenere per viaggi, disagi e quelli indiretti per il Paese sono enormemente piu' elevati. Senza contare che la mobilita' sanitaria non traccia la mancata esigibilita' dei Lea territoriali e soprattutto socio-sanitari, diritti che appartengono alla vita quotidiana, in particolare delle fasce socio-economiche piu' deboli, e non alla occasionalita' di un intervento chirurgico. Il diritto costituzionale alla tutela della salute non puo' essere condizionata da ideologie partitiche, ma e' un diritto civile che la politica deve garantire a tutti cittadini/elettori. Ecco perche' la Fondazione Gimbe effettuera' un monitoraggio di tutti i programmi elettorali rispetto alle proposte relative a sanita', welfare e ricerca, incluse quelle finalizzate a potenziare le capacita' di indirizzo e verifica dello Stato sui 21 sistemi sanitari regionali, nel pieno rispetto delle loro autonomie".
(Wel/Dire)