(DIRE) Roma, 24 nov. - "Il mondo della comunicazione quando affronta questi temi indugia piu' nel trasformare un elemento legittimo di denuncia in una sorta di giudizio e sentenza, e questo e' molto fastidioso". A parlare e' il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra, intervistato dall'agenzia Dire sulla notizia della ragazza romana di 14 anni deceduta dopo due giorni di coma a causa di un aneurisma all'ospedale pediatrico del Bambino Gesu'.
Il 4 novembre la studentessa del liceo classico Orazio, dopo aver avuto un malore in classe, era stata portata in ambulanza al Pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini prima di essere trasportata al reparto di Neurochirurgia del Bambino Gesu'. Su questo decesso la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti dopo la denuncia presentata dal legale della famiglia secondo il quale i medici del Pronto Soccorso del Pertini non hanno capito che la giovane, portata li' in codice giallo da un'ambulanza, fosse alle prese con un aneurisma cerebrale. Alla madre sarebbe stato detto che il problema della figlia era legato a un forte stress.
"C'e' una professione sotto attacco- ha continuato Lavra- A causa di questo modo di fare informazione la medicina agisce sempre di piu' in un contesto di paura. Paura che si riflette inevitabilmente anche sui cittadini. Immaginiamo lo stato d'animo di coloro che si stanno recando in questo Pronto soccorso che e' uno dei piu' in sofferenza vista l'affluenza enorme anche rispetto alla ricettivita' dell'ospedale Pertini. Quando la realta' e' che proprio in questi contesti ogni giorno ci sono colleghi che si prodigano per svolgere al meglio il loro compito difficile e rischioso".
"Questo e' un modo di fare informazione forcaiolo. Anche la magistratura, che negli anni passati ha sempre immaginato di giudicare l'operato dei medici non solo valutando i mezzi messi in opera per prestare il proprio servizio quanto sui risultati, ha determinato nel tempo una situazione di paura dei medici.
Il contenuto tecnico di questo evento drammatico da una legittima denuncia dei fatti e' diventato gia' una sentenza, perche' un titolo puo' suscitare nell'opinione pubblica un giudizio sommario prima che i fatti siano accertati. Sono preoccupato per i cittadini oltre che per le coscienze, che so essere molto sensibili, dei colleghi, soprattutto quelle di chi opera nei Pronto soccorso. Ci deve essere un po' piu' di rispetto.
Immaginiamo cosa potrebbe succedere se passasse l'idea che si possa richiedere una sorta di 'self tac' come appare dalle notizie diffuse. Le persone inizieranno a richiedere specifici esami diagnostici, e dall'altra parte chi si potra' tirare indietro vista la paura di finire sui giornali?".
"Sono allarmato- ha concluso Lavra- da una informazione che alimenta un circuito vizioso. Noi tutti dovremmo lavorare, ognuno nel suo ambito, per cercare di uscirne".
(Edr/ Dire)