(DIRE) Roma, 20 nov. - Nel 2016, sono state segnalate 3.451 nuove diagnosi di infezione da HIV (questo numero potrebbe aumentare nei prossimi anni a causa del ritardo di notifica) pari a un'incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti. A darne notizia e' il Coa, Centro operativo Aids, che ha pubblicato sul notiziario dell'Istituto superiore di Sanita' la situazione dei casi al 31 dicembre 2016.
Tra le nazioni dell'Unione Europea, secondo il rapporto, l'Italia si colloca, al pari della Grecia, al 13esimo posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV. L'incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV e' diminuita lievemente tra il 2012 e il 2016.
Nel 2016, le Regioni con l'incidenza piu' alta sono state il Lazio, le Marche, la Toscana e la Lombardia.
Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2016, spiega la sintesi del rapporto, erano maschi nel 76,9% dei casi. L'eta' mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L'incidenza piu' alta e' stata osservata tra le persone di 25-29 anni (14,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti di eta' 25-29 anni); in questa fascia di eta' l'incidenza nei maschi e' 21,8 e nelle femmine 7,5 per 100.000. Tuttavia, l'andamento dell'incidenza in questa fascia di eta' appare stabile nel tempo.
Nel 2016, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l'85,6% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 47,6%; MSM 38,0%). Nel 2016, il 35,8% delle persone con una nuova diagnosi di HIV era di nazionalita' straniera. Tra gli stranieri il 65,5% di casi era costituito da eterosessuali (eterosessuali femmine 34,9%; eterosessuali maschi 30,6%).
Nel 2016, il 36,9% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV e' stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/µL e il 55,6% con un numero inferiore a 350 cell/µL.
In Piemonte, Emilia Romagna e nelle Provincie Autonome di Trento e Bolzano l'esecuzione del test di avidita' anticorpale, che permette con una buona approssimazione di identificare le infezioni recenti, ha evidenziato che nel 2016 il 16,8% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva verosimilmente acquisito l'infezione nei 6 mesi precedenti la prima diagnosi di HIV positivita'.
Nel 2016, il 30,7% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,5% in seguito a un comportamento a rischio e il 12,2% in seguito a controlli di routine. La sorveglianza dei casi di AIDS riporta i dati delle persone con una diagnosi di AIDS conclamato. Dall'inizio dell'epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 68.982 casi di AIDS, di cui 44.254 deceduti fi no al 2014.
Nel 2016, sono stati diagnosticati 778 nuovi casi di AIDS pari a un'incidenza di 1,3 nuovi casi per 100.000 residenti.
L'incidenza di AIDS e' in lieve e costante diminuzione negli ultimi quattro anni. È diminuita nel tempo la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentava un'infezione fungina, mentre e' aumentata la quota di pazienti con un'infezione virale o un tumore.
Nel 2016, conclude la sintesi del rapporto, circa il 22% delle persone diagnosticate con AIDS aveva eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilita' di avere effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS e' la consapevolezza della propria sieropositivita': nell'ultimo decennio e' aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositivita' e ha scoperto di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS, passando dal 20,5% del 1996 al 76,3% del 2016.
(Wel/ Dire)