Roma, 26 mag. - Altri 910 infermieri in meno rispetto a quelli indicati dal ministero della Salute (che già erano oltre 4mila in meno del fabbisogno indicato dalla Federazione Ipasvi). In compenso quasi 2mila medici in più (1.860) sempre rispetto al ministero della Salute e oltre 2mila in confronto alla richiesta della Fnomceo che aveva chiaramente detto di puntare non al numero di iscrizioni all'Università, ma alla selezione delle specializzazioni.
Poi, quasi il doppio di farmacisti rispetto alla richiesta della Salute, mentre la Fofi aveva chiesto iscrizioni zero. E ancora 784 psicologi contro l'ulteriore richiesta zero di professione e ministero e via via numeri che nei totali difficilmente ricalcano i fabbisogni indicati dopo mesi di lavoro da ministero della Salute e Professioni, ma si avvicinano ancora una volta a uno storico che si sta cercando di abbandonare per una programmazione che abbia un respiro più a lungo termine.
È la proposta delle Regioni, su cui c'è l'assenso della Commissione salute e che i Governatori presenteranno ufficialmente oggi, anche se poi sarà il Miur come sempre a dire l'ultima parola e se le cose andranno come ogni anno ormai da tempo, tutti quelli dati finora saranno veramente solo "numeri".
Tutto questo con buona pace del lavoro di oltre un anno svolto nell'ambito della Joint Action europea "Health Workforce Planning and Forecasting" su cui i fabbisogni si sarebbero dovuti basare per avere un quadro a lungo termine e non creare alla distanza nuovi disoccupati.
Al di là dei totali richiesti poi, è singolare il numero di professionisti chiesti in alcune Regioni rispetto ad altre. Ad esempio rispetto a una richiesta zero, appunto, di psicologi sia da parte della professione che della Salute, le Regioni sono a quota 784 e tra loro Sardegna ne chiede da sola 450.
Per quanto riguarda le lauree magistrali delle professioni col "3+2" invece i numeri sostanzialmente non cambiano molto in nessuna delle proposte.
Un lavoro quindi estremamente frammentato quello condotto finora che lascia sicuramente spazio libero a una programmazione che più che basarsi sulla reale necessità della forza lavoro - anche a lungo termine - del Ssn, alla fine si tarerà come accade da molti anni sulla disponibilità didattica dell'Università. Articolo tratto da quotidianosanita.it (Wel/ Dire)