(DIRE) Roma, 23 mag. - Gli interventi normativi e gli strumenti di prevenzione e contrasto introdotti all'interno delle strutture sanitarie hanno arginato ma non eliminato del tutto la corruzione. Nell'ultimo anno il fenomeno corruttivo ha coinvolto il 25,7% delle aziende sanitarie, ma la distribuzione non è la stessa su tutto il territorio: la maglia nera va al sud, dove le strutture in cui risulta almeno un episodio di corruzione sono il 37,3% del totale. È quanto emerge dall'ultima indagine condotta sul tema dal Censis in 136 strutture sanitarie, portata avanti nell'ambito del progetto 'Curiamo la corruzione' coordinato da Transparency International Italia, in partnership con Censis, Ispe Sanità e Rissc.
Intanto ministero della Salute, Anac e Agenas nell'ultimo triennio hanno messo in piedi un vero e proprio sistema di prevenzione dei fenomeni di corruzione nell'ambito sanitario, indicando misure, strumenti e forme di controllo chiare e specifiche rivolte alle strutture sanitarie. Eppure la cronaca recente continua a raccontarci di una diffusa illegalità. Per saperne di più l'agenzia Dire propone un'intervista al direttore generale dell'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali, Francesco Bevere, diffusa dalla newsletter di Agenas.
"Innanzitutto i fenomeni di malaffare dimostrano che c'era bisogno di dotare il sistema sanitario di indicazioni chiare, mirate, studiate su misura in considerazione della specificità e della complessità organizzativa e relazionale delle strutture sanitarie. Certo, le regole previste nell'aggiornamento al Piano nazionale anticorruzione (Pna) dedicate al settore sanitario, da sole, non possono incidere sulla coscienza individuale, sul personale senso etico dell'utilizzo di risorse pubbliche, ma servono a promuovere negli ambienti a rischio di condizionamenti la cultura della legalità, della trasparenza, che restano le vere armi per isolare le 'mele marce'".
Ecco perché, prosegue Bevere nell'intervista, "ci attendiamo che le realtà sanitarie s'impegnino finalmente a recepire, oserei dire a fare proprie, le indicazioni contenute nell'aggiornamento al Pna e, anzi, ad individuare ulteriori misure legate alla specificità del contesto di riferimento".
- Agenas dispone già di uno strumento di misurazione del recepimento delle indicazioni contenute nel Pna? "Una delle misure più innovative introdotte dal Pna è la 'Dichiarazione pubblica di interessi per i professionisti sanitari per la prevenzione e la gestione del conflitto di interessi'. L'Agenzia ha attivato un sistema informatico sul proprio sito per la compilazione online della 'Dichiarazione', di fatto realizzando una vera e propria banca dati utile a individuare il grado di aderenza alla misura da parte delle aziende sanitarie e dei singoli professionisti. Inoltre, tale banca dati rappresenta una fonte formidabile di informazioni che possono consentire di individuare la presenza di comportamenti a rischio, da tenere sotto osservazione, laddove, ad esempio, sussistano legami diretti o indiretti con aziende farmaceutiche o produttrici di dispositivi medici o di altre tecnologie. Non è un caso che tutte le recenti vicende di corruzione abbiano avuto origine proprio dalla violazione delle norme sulla trasparenza e sul conflitto d'interessi e che le aziende coinvolte, dall'ospedale 'Gaetano Pini' di Milano all'A.O.U di Parma, passando per la 'Fondazione Pascale' non abbiano aderito a questa modulistica. Ma i numeri per fortuna dimostrano che nel panorama nazionale molti hanno compreso l'efficacia preventiva di questo strumento".
- Quanti sono gli enti sanitari che si sono registrati? "In un anno, da marzo 2016 ad oggi, sono stati circa 13mila i professionisti del Servizio sanitario nazionale abilitati alla compilazione e circa 150 gli enti sanitari che hanno avviato e/o compilato la 'Dichiarazione pubblica di interessi'. Sono cifre significative destinate a crescere, considerando che alla luce dell'aggiornamento 2016 al Piano nazionale anticorruzione, si tratta ormai di una misura entrata a pieno regime. Con un maggiore coinvolgimento dell'organizzazione sanitaria da parte del management aziendale a supporto del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct), anche attraverso le attività di verifica che a breve saranno condotte sugli enti del Ssn, possiamo sperare in un accrescimento dell'etica della responsabilità individuale e quindi dell'intero sistema".
- Su che cosa è impegnata attualmente l'Agenzia sul tema della trasparenza? "L'Agenzia sta lavorando ad un set di indicatori di trasparenza finalizzato a creare un vero e proprio sistema di alert diretto, tra l'altro, a valutare l'efficacia delle misure del Piano nazionale anticorruzione sulla prevenzione e riduzione dei rischi all'origine dei fenomeni di illegalità. Il lavoro è continuo e, dopo la costruzione dell'impianto di regole, stiamo mettendo in atto tutte le sinergie possibili per verificarne il rispetto e per alimentare in un 'circuito continuo' la condivisione di strumenti per l'affinamento sia degli interventi di rafforzamento della trasparenza e di contrasto ai fenomeni corruttivi che delle misure di controllo e monitoraggio".
(Wel/ Dire)