Roma, 19 lug. - In vista della verifica del Piano di rientro entro il mese, si e' ricominciato a favoleggiare sull'uscita dal commissariamento della Sanita' regionale. Non bastera', pero', che i dirigenti dei ministeri di Economia e Salute nella riunione che si terra' tra qualche giorno del cosiddetto Tavolo tecnico di verifica sui conti dell'assistenza e sugli adempimenti per una gestione oculata di ospedali e Asl impartisca la benedizione alle carte della Regione. Occorrera' il pronunciamento del Consiglio dei ministri. E, accanto ai tanti passi in avanti, permangono le criticita'.
Certo, l'accresciuto punteggio ai "Livelli essenziali di assistenza", l'impegno sulla prevenzione attraverso screening per le patologie oncologiche e, soprattutto, l'andamento virtuoso dei conti, attestano un importante impegno della Regione. Da tre anni c'e' un saldo positivo tra entrate e uscite del Fondo sanitario. Il deficit nel 2015 si e' attestato sui 322 milioni, nel 2016 e' stato certificato a 168 milioni. Se si considerassero le entrate Irpef e Irap ù 720 milioni ù ci sarebbe insomma un avanzo di bilancio al netto dell'impegno finanziario della Regione, intorno ai 200 milioni, per onorare i suoi debiti pregressi della sanita'. I restanti 350 milioni servono a finanziare i cosiddetti servizi sociali, dai trasferimenti all'Atac (240 milioni all'anno), a quelli al Cotral (una settantina), agli altri per le politiche sociali propriamente dette. Se il governo dara' l'ok all'uscita dal Piano di rientro, la Regione potrebbe abbassare le addizionali come piu' volte annunciato. Ma con le destinazioni rigide che impegnano l'extra- gettito delle imposte regionali sara' difficile. Dove si prenderebbero i soldi per finanziare i servizi sociali e quelli per il trasporto pubblico locale? La pre-condizione per l'uscita dal Piano di rientro c'e': da tre anni il disavanzo sanitario e' stato ridotto e naviga sotto la soglia del 5 per cento del fondo regionale che si aggira sui 10 miliardi. Questo, pero', non vuol dire l'uscita automatica dal commissariamento che solo il Consiglio dei ministri puo' decidere. E sara' un'impresa ardua se si pensa che solo il 4 luglio, nella Gazzetta ufficiale sono stati pubblicati i decreti con i quali si certificano i bilanci consolidati del 2015 delle Asl e delle aziende ospedaliere, degli Irccs e dei policlinici. Intanto si tratta di bilanci "antichi", approvati con notevole ritardo. Sei bilanci di altrettante aziende ospedaliere segnalano un deficit consistente. Sono aumentate le perdite delle aziende ospedaliere, prima tra tutte il San Camillo con 161 milioni di disavanzo. E queste sei aziende, con decreto 223 del commissario-governator Zingaretti, di qualche giorno fa (avrebbe dovuto farlo in gennaio) sono state sottoposte a regime di Piano di rientro.
La verifica con i dirigenti di Economia e Salute si svolgera' in questo quadro. Ci sara' l'uscita dal commissariamento? La Regione dice di si'. E dice di aver ridotto le addizionali anche se nel 2016 ha solo bloccato l'ultimo aumento per i redditi sotto i 35mila euro. Per i redditi che superano quella soglia, siamo quota 3,33% (contro il livello medio nazionale dell'1,23). Cosi' le imposte regionali fanno dei contribuenti del Lazio i piu' tartassati d'Italia. Passi per lo 0,5 per cento perche' siamo in Piano di rientro. Il resto, per arrivare al 3,33, serve anche a pagare il debito trentennale ù oltre 300 milioni all'anno ù per restituire al ministero del Tesoro le anticipazioni di 9 miliardi (decreto legge 35 del 2013).
I medici, e tutto il personale, delle strutture del sistema sanitario regionale sono in attesa di conoscere l'esito della verifica sul piano di rientro che porrebbe fine al commissariamento.
Articolo tratto da La Repubblica (Wel/ Dire)