Roma, 7 lug. - Sul tema della chirurgia mininvasiva dei tumori colorettali il prof. Massimo Carlini, Primario Chirurgo e Direttore del Dipartimento di Chirurgia dell'Ospedale S. Eugenio di Roma, afferma: "Oggi non e' piu' etico aprire l'addome per operare un tumore del colon-retto ed e' inaccettabile che a un paziente affetto da questa patologia venga ancora oggi proposto un intervento laparotomico. Nei Centri dedicati di riferimento nazionale e internazionale infatti l'intervento obsoleto "open" e' stato sostituito dall'intervento mininvasivo".
In una recente intervista a "UnoMattina" della RAI, il prof. Carlini ha ricordato che se alla fine del secolo scorso non era sicuro che la chirurgia eseguita con tecnica laparoscopica fosse un approccio valido anche per i tumori del colon-retto, "dopo un quarto di secolo di grandi esperienze di centri dedicati, di trial randomizzati internazionali e molte centinaia di migliaia di casi operati con questa tecnica, puo' essere senz'altro affermato che l'intervento laparoscopico offre una serie di importanti vantaggi". Tra questi, il ridotto sanguinamento intraoperatorio e del dolore post-operatorio, una ripresa piu' rapida della funzione respiratoria e intestinale e delle varie funzioni dell'organismo, una piu' precoce ripresa dell'alimentazione orale, una minore incidenza di complicazioni post-operatorie, specie settiche, una rapida dimissione dall'ospedale, un avvio piu' precoce alle eventuali terapie chemioterapiche e l'ottimo risultato estetico con indubbio vantaggio psicologico.
"L'intervento con la tecnica obsoleta, infatti, lascia una cicatrice importante che per il paziente rappresenta un segno permanente dell'esperienza di una malattia tumorale", ha evidenziato Carlini. "L'intervento laparoscopico invece lascia sull'addome del paziente solo delle minime incisioni, spesso quasi non visibili. Inoltre - sottolinea ancora Carlini - le resezioni colorettali laparoscopiche offrono eccellenti risultati oncologici con sopravvivenza a 5 anni globale e libera da malattia, tassi di recidiva locale e percentuali di ripresa di malattia, pari e in alcuni casi superiori alla chirurgia "antica" ad addome aperto".
Secondo il chirurgo dell'ospedale S. Eugenio, la qualita' di vita dei pazienti operati in laparoscopia e' "straordinariamente superiore a quella dei pazienti operati ad addome aperto, gia' dall'immediato postoperatorio". E anche le funzioni vescicale e sessuale, facilmente esposte in passato a gravi alterazioni nel corso di interventi per tumori del retto, vengono preservate meglio grazie alle nuove tecniche laparoscopiche che, essendo molto piu' precise e delicate, facilitano il risparmio della innervazione degli organi genito-urinari.
Ma non e' tutto sul piano dei vantaggi offerti da questa tecnica: "E stato ampiamente dimostrato - afferma Carlini - che oggi i costi complessivi di una resezione laparoscopica colorettale sono piu' bassi di quelli di una analoga procedura chirurgica "open", con grande risparmio di denaro pubblico. Non corrisponde poi al vero che solo pochi pazienti possono essere operati con tecnica laparoscopica. Oltre che nei casi in urgenza (perforazione, occlusione grave), questo approccio non e' indicato solo nei pazienti che hanno gia' subito piu' operazioni maggiori sull'addome, in quelli che soffrono di grave insufficienza cardio-respiratoria o che hanno tumori che infiltrano piu' organi. Questi casi pero' costituiscono solo il 10-15% dei pazienti e quindi il 90% - 85% dei malati puo' essere sottoposto ad intervento chirurgico mininvasivo".
Pertanto, se si considera che nel nostro Paese nel 2016 si sono registrati oltre 52.400 nuovi casi di tumore del colon-retto, tolto il 15% circa di pazienti non candidabili a resezione mininvasiva, si avrebbe una stima di almeno 40.000 casi operabili in laparoscopia.
Il progresso delle tecnologie ha reso questa chirurgia sempre meno difficile e sempre piu' precisa e efficace. In Centri di eccellenza, come quello del S. Eugenio, sono disponibili colonne laparoscopiche a visione tridimensionale, sistemi di visione su monitor 4K, device a radiofrequenza e a ultrasuoni, suturatrici elettriche "intelligenti", sistemi di visione all'infrarosso per la visualizzazione della fluorescenza generata dal verde di indocianina che consente la ricerca dei linfonodi eventualmente coinvolti dal tumore e la dimostrazione della integrita' delle strutture intestinali ricostruite. Quest'ultimo aspetto e' molto importante perche' consente di prevedere la tenuta delle ricostruzioni intestinali gia' durante l'intervento, riducendo ancora di piu' il ricorso alle stomie, che si e' gia' molto ridotto nel corso dell'ultimo decennio.
La Chirurgia Generale del S. Eugenio di Roma, grazie alla sua tecnologia avanzata e all'esperienza dei suoi chirurghi, e' un punto di riferimento nazionale nel campo della chirurgia mininvasiva del cancro del colon-retto. A tutt'oggi qui sono state eseguite quasi 900 procedure di resezione colorettale laparoscopica, con ottimi risultati in termine di guarigione e di rapido recupero dei pazienti. In questo ospedale le resezioni laparoscopiche colorettali vengono insegnate a molti chirurghi in formazione, in particolare agli allievi delle Scuole Nazionali di Chirurgia Mininvasiva della Societa' Italiana di Chirurgia e dell'Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani. Queste due societa' scientifiche chirurgiche nazionali stanno assumendo un ruolo centrale per cercare di superare le barriere e vincere le resistenze nei confronti della tecnica mininvasiva che impediscono una ampia diffusione sul territorio nazionale della chirurgia laparoscopica dei tumori del colon-retto. Al di fuori dei centri di eccellenza, infatti, questa tecnica chirurgica viene eseguita poco o addirittura mai; nel Lazio, come in Italia, solo un caso su tre di tumore del colon viene operato in laparoscopia. Come evidenziato in questi grafici, nei quali e' indicata la situazione nazionale e quella regionale relativa alla diffusione di questa metodica.
(Wel/ Dire)