(DIRE) Roma, 28 giu. - "Adesso dobbiamo smetterla con le parole, vogliamo i fatti". Lo ha dichiarato, all'agenzia Dire, Cristina Patrizi, consigliera Omceo Roma, da sempre impegnata anche nella continuita' assistenziale. Il riferimento e' alla recente aggressione subita nei giorni scorsi da un giovane medico a Fiano Romano, durante una visita domiciliare.
"Il servizio di continuita' assistenziale- ha continuato- e' un servizio di frontiera dei bisogni piu' disparati del territorio, che vanno dai bambini, che non sarebbero un target della medicina generale, fino ai pazienti psichiatrici di vario tipo e gravita'. Si deve tenere presente che in tutta Italia oltre l'80% delle richieste di Tso, trattamento sanitario obbligatorio, viene da medici di sanita' assistenziale. Noi dell'Ordine dei medici di Roma, tre anni fa abbiamo organizzato un convegno dove e' stato evidenziato come l'elemento emergenza in psichiatria sia una problematica che pesa enormemente sulla continuita' assistenziale. Pesa anche un mancato coordinamento, e lo abbiamo lamentato come Ordine e lo lamentano le organizzazioni sindacali, perche' non abbiamo un'unita' funzionale di raccordo con la psichiatria territoriale. Quando veniamo chiamati per un paziente in stato di agitazione, noi siamo tenuti ad andare, altrimenti sarebbe un'omissione di soccorso, ma non c'e' una procedura concordata. Per questo il medico, anche quando deve farsi assistere dalla Polizia locale o dal 113 per avere al fianco un rappresentante della forza pubblica, non ha la certezza di una loro disponibilita'".
"In tutta Italia purtroppo- ha poi aggiunto Patrizi- i medici sono soggetti continuamente ad aggressioni, insieme ai colleghi e al personale infermieristico dei Pronto soccorso, che sono sfociate persino in episodi drammatici. Se non vogliamo trovarci di fronte a un ulteriore ed ennesimo dramma, dobbiamo trovare soluzioni a questo sistema che non riesce a strutturare un minimo di competenza organizzata. Parliamo di Case della salute, di fascicoli sanitari, di reti assistenziali, e poi non c'e' alcun collegamento fra la medicina generale e i dipartimenti territoriali di psichiatria, se non iniziative spot lasciate alla buona volonta' dei singoli. Chiediamo quindi un intervento strutturato della Regione Lazio- ha concluso- perche' il servizio sanitario deve darci una risposta regionale che si deve tradurre in una organizzazione funzionale territoriale tra Prefettura, rete dei servizi di medicina generale e della psichiatria".
(Edr/ Dire)