(DIRE) Roma, 30 gen. - Dalla Fimmg alla Fimp, ecco alcune reazioni del mondo medico alla possibile introduzione dell'obbligo dei vaccini. FIMMG: BENE OBBLIGO VACCINI, MA MODELLO PREVENZIONE FALLIMENTARE - "Mentre da un lato prendiamo atto positivamente degli obblighi vaccinali che esprimono attenzione alla salute delle comunità, oltre che degli individui, dall'altro non possiamo che sottolineare negativamente la proposta di perpetuare un fallimentare modello organizzativo di prevenzione vaccinale che, visto il mancato raggiungimento delle coperture vaccinali, ha fatto ottenere all'Italia il richiamo della commissione dell'Oms. L'unico scopo del paragrafo di un presunto documento della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, diffuso a mezzo stampa, che sembrerebbe escludere i medici di MG dalle campagne vaccinali, può essere solo quello di allontanare in realtà il cittadino dall'offerta vaccinale, perché questo determinerà scarsa informazione ai pazienti sulle scelte fatte dalle Asl, sulle tipologie di vaccini, sulle caratteristiche della campagna vaccinale, oltre che la perdita della possibilità, fondamentale per i grandi anziani e i pazienti più fragili, di ricevere la vaccinazione al proprio domicilio. Quante giornate di lavoro dovranno perdere i figli per accompagnare i propri genitori presso ambulatori lontani chilometri? Appare paradossale inoltre che le aree più capillarmente informatizzate e più coinvolte nei profili dei fascicoli sanitari o patient summary, siano poi quelle che avrebbero problemi di 'registrazione del dato'. Si parla, e siamo d'accordo, di processi di medicina d'iniziativa delle cure primarie sulla cronicità, processi caratterizzati dalla chiamata attiva dei pazienti cronici, ma sui tavoli della prevenzione vaccinale diventiamo quelli con maggiori problemi anche nella chiamata diretta dei numerosi pazienti che quotidianamente accedono ai nostri studi". Così in un comunicato Silvestro Scotti, Segretario Nazionale della Fimmg.
Continua Scotti, Segretario Nazionale della Fimmg: "Ci si permette di dichiarare nostre presunte difficoltà nel mantenimento della catena del freddo, dimenticando che i MdF partecipano da anni alle campagne antinfluenzali con risultati che hanno migliorato l'adesione vaccinale? O si vuole in maniera subdola sottolineare, fatto questo molto più grave, l'inadeguatezza delle strutture della Medicina Generale, come se fino ad oggi i vaccini li conservassimo non nei frigoriferi con termometri di minima e massima ma nella borsa della spesa? Ma soprattutto, aspetto che reputiamo gravissimo, viene messa in discussione la nostra capacità di garantire i dovuti profili di sicurezza nella somministrazione dei vaccini lasciando addirittura intendere che fino ad oggi abbiamo eseguito atti medici in modo improprio. A chi serve una definizione di inadeguatezza del Medico di Famiglia? Possiamo tranquillamente delegare, ove necessario, per campagne diverse da quelle più estese, come quella antinfluenzale, l'organizzazione di modelli di distribuzione che garantiscano i profili richiesti di sicurezza in tutte le sedi di somministrazione. Questo però non significa né può significare che qualcuno pensi di escluderci dai processi tipici delle cure primarie. Non permetteremo a chicchessia di proporre come opportunistiche criticità organizzative quelle che si riferiscono alle campagne vaccinali ma che poi non esisterebbero per la gestione della cronicità o per tutti quei modelli che richiedono cure primarie integrate, organizzate e capaci di innovarsi nel ruolo e nell'offerta ai cittadini. Vogliamo ancora restare in posizione di discussione attiva e propositiva su temi che investono soprattutto il nuovo ruolo che vorremmo dare ai medici del territorio, tutti nella definizione del nuovo Acn, ma è ormai necessario che qualcuno, non noi, si interroghi e chiarisca ai cittadini che cosa vuole veramente", conclude.
FIMP: SÌ VACCINI IN AMBULATORI PEDIATRICI, ADOTTARE MODELLO TOSCANA - "Anche i pediatri di famiglia devono poter svolgere tutte le vaccinazioni sui bambini e adolescenti italiani. In tutta la Penisola va esteso il modello vincente rappresentato dalla Toscana. Dall'aprile del 2015 in questa Regione i pediatri possono eseguire l'intero calendario vaccinale presso i loro ambulatori. Nella bozza di documento, condiviso giovedì scorso dalla Conferenza delle Regioni, si sostiene invece l'esatto contrario. Secondo il documento le vaccinazioni vanno svolte solo nei presidi territoriali distrettuali che devono per questo essere rafforzati e potenziati con assunzione di nuovo personale. Il numero di italiani vaccinati contro gravi patologie sta registrando un preoccupante calo negli ultimi anni. Tutte le Istituzioni e il mondo della sanità devono quindi mettere in azione strategie che possano favorire l'adesione alle vaccinazioni da parte delle famiglie. Il pediatria di famiglia visita già regolarmente i bambini ed esegue i bilanci di salute nell'ambito del rapporto di fiducia che rappresenta un contesto ideale anche per favorire le vaccinazioni. Il nostro contributo può diventare quindi fondamentale per contrastare la crescente diffidenza verso questi importanti presidi sanitari salvavita". Così in un comunicato Paolo Biasci, Vice Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp).
GLI IGIENISTI: VIA I VECCHI OBBLIGHI, SÌ AI CERTIFICATI SCOLASTICI - La Società Italiana di Igiene (SItI) in una nota si dice "favorevole al superamento dei vecchi obblighi vaccinali ritenendo che sia oggi superflua la distinzione tra vaccini obbligatori e raccomandati ed è altresì favorevole a quanto previsto dal nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19, recentemente approvato, riguardo la generazione di norme aggiornate per garantire la protezione individuale e collettiva come l'obbligo di certificazione dell'avvenuta effettuazione delle vaccinazioni previste dal calendario per gli ingressi scolastici; e ciò anche al fine di uniformare le attuali procedure regionali". La SItI auspica anche un "rafforzamento della rete dei professionisti e delle strutture deputate a gestire i nuovi LEA vaccinali, operazione necessaria considerando l'incremento di circa il 65% delle sedute vaccinali previste dal nuovo Piano, che includono le tre dosi di vaccino antimeningococco B nel primo anno di vita, l'anti-pneumococco e l'anti-zoster negli anziani, l'antimeningococco tetravalente nell'adolescenza e l'anti-papillomavirus (HPV) nei maschi dodicenni. Per affrontare questa sfida - sottolinea il Presidente della SItI Fausto Francia - è fondamentale un rafforzamento dei Dipartimenti territoriali di Prevenzione nonché lo studio di ulteriori modalità di offerta vaccinale tramite il coinvolgimento dei diversi professionisti del Servizio Sanitario, ognuno in funzione del proprio ruolo".
(Wel/ Dire)