(DIRE) Roma, 17 gen. - Spesso le pazienti ne soffrono senza sapere di esserne colpite. La vulvodinia è una patologia complessa le cui cause non sono ancora completamente note: si manifesta a livello dei genitali esterni con bruciore, dolore, prurito e fastidio molto forte (da almeno tre mesi) non riconducibili a cause definibili e/o lesioni visibili. Si può verificare in maniera spontanea e continua o essere provocata dall'inserimento di tamponi vaginali o da un rapporto sessuale. A soffrirne in Italia, secondo gli ultimi dati Istat, sono oltre 440mila donne (il 5,8% delle italiane), soprattutto tra i 20 e 40 anni, mentre alcune indagini epidemiologiche americane indicano dati di prevalenza ben più rilevanti, individuando come fino al 16% delle donne possono essere affette dalla malattia.
"La vulvodinia- fa sapere l'Associazione italiana Vulvodinia onlus- rimane a lungo un enigma per le donne e le coppie che la vivono. In effetti, si tratta di una patologia complessa le cui cause non sono completamente note, ma molte evidenze indicano un'origine multifattoriale, dove sono compresi fattori ormonali, microtraumi, infezioni e allergie. Il ritardo nella diagnosi fa sì che il dolore e il disagio tendano a radicarsi, complicando il decorso della malattia e mettendo a serio rischio la serenità delle malate e delle loro famiglie".
Solitamente le donne che ne soffrono iniziano ad avvertire fastidi che sono tipici di patologie comuni (come candida o cistite). Il più delle volte, però, facendo esami accurati, si scopre che non sono presenti queste infezioni e quindi il dolore e i fastidi dopo le prime cure sono rimasti invariati, se non addirittura peggiorati, rendendo impossibile condurre una vita normale poiché diventa troppo doloroso avere rapporti sessuali, stare sedute, indossare pantaloni, andare in bicicletta oppure semplicemente camminare. "Dopo la diagnosi- spiega ancora l'Associazione italiana Vulvodinia onlus- è più facile individuare la corretta terapia che, però, non è univoca e dipende dalle varie concause che hanno determinato l'insorgere stesso della patologia. Occorre, pertanto, personalizzare i diversi tipi di interventi che, a seconda del caso, non sono solo farmacologici ma comprendono anche interventi di natura psicologica efficaci nella gestione dei sintomi e delle difficoltà che comporta la malattia. Per questo motivo ogni paziente incontra sul suo percorso altri specialisti".
(Wel/ Dire)