(DIRE) Roma, 12 gen. - Dopo anni di tagli il nostro sistema sanitario si contrae. Il servizio pubblico non riesce a liberare risorse attraverso una reale operazione di efficientamento, come dimostrato dalla stima dei 'sovraricavi' (quelle forme di riconoscimento talvolta troppo ampie di ricavi 'impropri' che, come tali, contribuirebbero inevitabilmente al ripianamento implicito delle perdite) riconosciuti alle aziende ospedaliere e agli ospedali a gestione diretta, che si attesta tra i 2,6 e i 3,2 miliardi di euro. La conseguenza e' un'offerta di servizi inadeguata, una crescita dei costi per gli utenti, una percezione di logoramento del sistema e un fenomeno di rimando o rinuncia alle cure che nel 2016 ha coinvolto il 26% circa degli italiani. È questo, in estrema sintesi, il contenuto del XIV rapporto annuale 'Ospedali & Salute/2016', promosso dall'Aiop (Associazione italiana Ospedalità Privata) e realizzato dalla società Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema di Roma. Il lavoro è stato presentato questa mattina in Senato alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Dalle analisi condotte e dal confronto con gli altri Paesi europei, in particolare, emerge un processo di deflazione da sottofinanziamento. "Nel triennio 2012-2014, infatti- si legge nel rapporto- la spesa sanitaria pubblica risulta ancorata al 6,8% del Pil, mentre risulta in crescita quella degli altri Paesi G7 (8,2%). Anche la spesa ospedaliera pubblica complessiva è ferma nel nostro Paese al 3,9% del Pil".
Esiste poi una deflazione da inefficienza della 'macchina' ospedaliera pubblica, in quanto quest'ultima non riesce a 'liberare' risorse, come invece potrebbe, qualora fosse in grado di rivedere in maniera significativa le proprie modalità organizzative e gestionali. "Se cio' avvenisse- spiega Aiop- le risorse recuperate sarebbero investite per migliorare le strutture, le attrezzature e i servizi per i pazienti". A tale proposito, quest'anno è stata effettuata una stima del valore dei possibili 'sovraricavi' (nel XIII Rapporto presentato l'anno scorso si erano stimati i 'sovracosti'), con riferimento ad una voce specifica, quella delle attività 'a funzione', cioè quelle attività assistenziali che non hanno una copertura a tariffa predefinita per Drg (la Diagnosis Related Groups è la classificazione dei ricoveri ospedalieri per acuti nell'ambito del Ssn).
La valorizzazione 'reale' è stata calcolata a partire da quanto riportato nei conti economici consuntivi 2015 di tutte le aziende ospedaliere del Paese e operando successivamente una stima sugli ospedali a gestione diretta, in quanto la loro rendicontazione specifica è inclusa nel bilancio generale della Asl di riferimento, ma non eÌ facilmente individuabile.
"Tali 'sovraricavi', prudentemente valutati- si legge ancora nel rapporto annuale Aiop-risultano compresi tra 1,4 e 1,7 miliardi di euro per le 84 aziende ospedaliere, a cui si possono aggiungere tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro per i 360 ospedali a gestione diretta. Ci troveremmo dunque davanti ad un valore complessivo compreso tra i 2,6 e i 3,2 miliardi di euro". La difficoltà dell'ospedalità pubblica nel fare un'effettiva ristrutturazione e riorganizzazione alimenta quindi a sua volta una deflazione dovuta al trasferimento di oneri economici e normativi sul comparto ospedaliero privato accreditato nel suo complesso. "E' evidente che trasferire sistematicamente oneri economici aggiuntivi sulla componente privata- spiegano da Aiop- finisce con l'innescare anche per quest'ultima un processo di erosione dei servizi forniti ai pazienti".
Esiste infine una deflazione da razionamento, di fatto dei servizi offerti nell'ambito dell'ospedalitaÌ pubblica. La causa di questo fenomeno è riconducibile all'impatto generato dai provvedimenti di spending review, intrapresi nel quadro delle politiche di austeritaÌ degli ultimi 5 anni.
"Dal 2009 al 2014- fa sapere ancora il rapporto Aiop- si riduce il numero dei posti letto (-9,2%), il numero di ricoveri (-18,3%), delle giornate di degenza (-14,0%), del personale (-9,0% tra il 2010 e il 2014); dal 2009 al 2015, aumentano in parallelo gli oneri per gli utenti, con i ticket per le prestazioni che crescono del 40,6%, le visite intramoenia a pagamento presso gli ospedali pubblici del 21,9% e i ticket per i farmaci del 76,7%". Tutto cio' ha spinto i pazienti a cercare soluzioni alternative presso le strutture private, accreditate e non; a ricorrere a strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza; addirittura a rimandare o a rinunciare alle cure.
Dall'indagine condotta quest'anno sui care-giver (coloro che assistono uno o piuÌ componenti ammalati e/o disabili della famiglia) emerge infatti come "il 16,2% delle famiglie italiane ha rimandato una o piuÌ prestazioni nel 2016 (fenomeno che ha coinvolto tra 4 e 8 milioni di persone) e che il 10,9% delle famiglie ha invece rinunciato a curarsi (con 2,7-5,4 milioni di persone interessate)". Ed è proprio la rinuncia alle cure ad alimentare le preoccupazioni dell'Aiop sul possibile peggioramento nel medio periodo dello stato di salute della popolazione, comportando delle ripercussioni negative non solo sull'outcome di salute dei cittadini, ma anche sui costi.
(Wel/ Dire)