(DIRE) Roma, 1 feb. - "Per molte categorie e molte specializzazioni mediche noi ci troveremo negli anni prossimi a fronteggiare una difficoltà: la disponibilità di meno risorse umane di quelle che ci servono. Alcune difficoltà ce le abbiamo già da tempo con specializzazioni come la pediatria piuttosto che l'anestesiologia o la radiologia, a causa di un numero di specialisti che viene prodotto annualmente dalle scuole di specializzazione delle Università inferiore al fabbisogno. Nel caso della Medicina generale e della Pediatria di base questo squilibrio nel corso del prossimo quinquennio sarà molto acuto, molto vivace, e avremo disponibili meno della metà dei medici che saranno andati in pensione da qui a 5 anni". Lo ha detto Vincenzo Panella, direttore generale della Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio, commentando all'agenzia Dire il previsto pensionamento nel Lazio, entro il 2021, di 1.377 medici.
"Credo che non sarà possibile assicurare il livello di cure a cui siamo abituati con un numero così inferiore e sarà necessario trovare - lo stiamo facendo anche aumentando il numero di posti per il corso di formazione di Medicina generale - per tempo dei rimedi. Il rapporto ottimale tra medico e paziente è di 1 a 1000- ha continuato Panella- questo rapporto si è oramai andato equilibrando nel corso del tempo e garantisce un'adeguata assistenza medica di base. Abbiamo spesso detto che il medico di base ha un ruolo importantissimo nel funzionamento dell'intero sistema sanitario e naturalmente, per questi due motivi, non vogliamo privarci di tale risorsa".
Secondo Panella "l'aumento del numero di posti nei corsi di formazione e altre soluzioni che stiamo cercando di individuare insieme alle categorie interessate (pediatri di libera scelta e medici di medicina generale) dovrebbe servire a scongiurare questo 'shortage' di risorse umane che avrebbe un riverbero negativo sulla qualità dell'assistenza primaria". Suddetta assistenza, ha precisato Panella, "è fatta di continuità delle cure, ambulatori aperti anche il sabato e la domenica, e di un ruolo del pediatra e del medico di base che si è andato espandendo. Non vorremmo che dopo anni di questa espansione, per un motivo che non dipende dalla programmazione sanitaria ma dalla programmazione della formazione, dovessimo invece assistere alla riduzione di questo ambito di assistenza. È uno sforzo- ha concluso- sul quale siamo fortissimamente impegnati".
(Rac/ Dire)