(DIRE) Roma, 27 apr. - Un euro investito in prevenzione genera un risparmio nelle cure mediche pari a 2,9 euro. Il 40% dei casi di tumore (146mila diagnosi ogni anno in Italia) potrebbe essere evitato grazie a stili di vita sani, applicazione delle normative per il controllo dei cancerogeni ambientali e all'implementazione degli screening. Nel nostro Paese per la prevenzione si spendono 5 miliardi di euro (2014), pari al 4,22% della spesa sanitaria totale: il tetto programmato stabilito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) è invece del 5%. Gli oncologi chiedono quindi alle istituzioni "un programma e una regia unica nazionale contro il cancro, che garantiscano una strategia unitaria per combattere la malattia". L'appello è stato lanciato oggi dall'Associazione italiana di Oncologia Medica al Senato, in occasione della presentazione del Rapporto sullo 'Stato dell'oncologia in Italia 2017'.
"Nel nostro Paese sono stati registrati 365.800 nuovi casi di tumore, circa mille ogni giorno- ha detto il professor Carmine Pinto, presidente Aiom- I nostri obiettivi vanno in quattro direzioni: diminuzione dell'incidenza e della mortalità per cancro, miglioramento della qualità di vita dei pazienti e istituzione delle reti oncologiche regionali, che oggi sono completamente attive solo in Piemonte, Lombardia, Toscana, Umbria, Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento.
Le reti rappresentano il modello per garantire in tutto il nostro Paese l'accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità, per razionalizzare risorse, professionalità e tecnologie, oltre che per arginare il fenomeno preoccupante delle migrazioni sanitarie: ogni anno infatti quasi un milione di italiani colpiti dal cancro è costretto a cambiare Regione per curarsi. Servono un programma e una regia unitaria, elemento cardine del 'Patto contro il cancro' fra clinici e istituzioni".
Il cancro rappresenta la patologia cronica su cui le campagne di prevenzione mostrano i maggiori benefici. "Ma serve più impegno in questa direzione- ha proseguito Pinto- È stato dimostrato che, se la spesa in prevenzione raggiungesse il livello del 5% previsto dai Lea, l'incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil scenderebbe dal 9,2% all'8,92%, con un risparmio di 7,6 miliardi di euro. Risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare l'accesso di tutti alle terapie innovative. Oggi infatti ad armi efficaci come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia si sono aggiunte le terapie a bersaglio molecolare e l'immunoterapia, permettendo di migliorare la sopravvivenza e garantendo una buona qualità di vita".
Intanto in Italia la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti è progressivamente migliorata, grazie al successo dei programmi di screening, all'approccio multidisciplinare e alle terapie innovative, superando il 60% (55% nei maschi e 63% nelle femmine, con un miglioramento rispettivamente del 18% e del 10% rispetto a 10 anni fa) e raggiungendo il 70% nelle neoplasie più frequenti. "Ciò ha comportato un aumento dei cittadini che vivono dopo la diagnosi di tumore: sono più di 3 milioni, quasi il 5% della popolazione- ha sottolineato Pinto- E gli oncologi sono sempre più attenti al valore dei trattamenti e alle esigenze di razionalizzazione delle risorse: nel 2015, infatti, la spesa per i farmaci anticancro è stata pari a 4 miliardi e 175 milioni, con un incremento del 7,1% rispetto al 2014. L'aumento è stato inferiore rispetto al biennio precedente (+9,6%), quando queste uscite erano passate da 3 miliardi e 557 milioni di euro (2013) a 3 miliardi e 899 milioni (2014)".
Dal rapporto Aiom è poi emerso che nel nostro Paese sono presenti oltre 300 oncologie mediche, il 70% è costituito da strutture complesse e il rimanente 30% è diviso tra strutture semplici dipartimentali e strutture semplici, anche se con una disomogenea distribuzione sul territorio (la maggior parte è concentrata al nord). Il 40% ha una struttura dedicata alle sperimentazioni cliniche, anche se le figure professionali di data manager e di infermiere di ricerca mancano ancora di un compiuto inquadramento normativo e sono caratterizzate da elevata precarietà. Inoltre il 77% è dotato di un'Unità farmaci antiblastici (Ufa), il 77% di un'attività di psico-oncologia e il 57% di hospice e assistenza domiciliare, con ancora più marcate difformità a livello nazionale.
LORENZIN: LIBRO BIANCO PER BEST PRACTICE IN ONCOLOGIA - "Bisogna lavorare con una rete di programmazione sulla diagnostica e sull'accuratezza a livello nazionale, motivo per cui ho accolto l'appello dell'Aiom. E credo che un 'Libro Bianco' fatto dal ministero della Salute, che metta insieme best practice, linee guida e obiettivi da raggiungere nel medio e breve periodo, sia un lavoro che possa essere molto utile nei prossimi anni per le Regioni". Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in occasione della presentazione oggi a Roma del Rapporto Aiom sullo 'Stato dell'oncologia in Italia 2017'. "Le differenze nelle cure sono intollerabili- ha proseguito Lorenzin- non possiamo permetterci questa discriminazione, è una cosa che non può continuare e deve suscitare indignazione. Non si tratta di fattori economici, ma solo di organizzazione".
Le differenze più forti nell'accesso alle cure, intanto, rimangono sempre quelle tra nord e sud. Ha spiegato il ministro: "Purtroppo questo è un tema di organizzazione e programmazione sanitaria: è comprensibilissimo il fatto che tu voglia curarti nel posto migliore, se per esempio hai un cancro orale o una forma di patologia che viene ad esempio studiata o ad analizzata in un luogo di eccellenza, perché non tutto si può fare ovunque. Motivo per cui abbiamo inserito nei nuovi Livelli essenziali di assistenza sia il Cnao di Pavia sia la radioterapia di Trento, due centri mondiali che fanno cose uniche al mondo. Ma che tu debba fare il 'viaggio della speranza' per avere accesso ad uno strumento di diagnosi oggettivamente oggi, nel 2017, mi lascia molto perplessa".
Per attenuare le differenze tra le Regioni, secondo Lorenzin, innanzitutto "bisogna rendere pubblici i dati delle azioni di monitoraggio e controllo- ha sottolineato- come per esempio fa Agenas sulla realizzazione dei Registri dei tumori e su quella delle reti oncologiche, ma bisogna anche spronare le Regioni ad attuare queste reti, che sono lo strumento che permette la presa in carico del paziente dal momento della diagnosi a quello della terapia e durante tutta la fase della sua malattia. Questo è importantissimo, perché laddove ci sono le reti oncologiche si ha una presa in carico del paziente umana, sicura ed efficace; dove le reti non ci sono- ha infine concluso- purtroppo accadono quei casi di malasanità che vengono denunciati".
(Wel/ Dire)