(DIRE) Roma, 24 apr. - La 'battaglia' per la nuova sede dell'Ema (l'Agenzia regolatoria europea dei farmaci) è giunta alle battute finali. La sede attuale dell'Agenzia, un edificio con circa 1.000 addetti presso il quartiere super-moderno di Canary Wharf a Londra, dovrebbe traslocare a causa della Brexit verso una location che potrebbe essere Amsterdam, Copenhagen, Barcellona, Dublino o Milano.
Si parla di 'battaglia' dell'Ema perchè su questo argomento si stanno scatenando interessi e fazioni contrapposte. Da un lato ci sono gli inglesi, che stanno facendo quadrato attorno alla sede londinese, visto che anche due giorni fa David Davis, segretario inglese alla Brexit, ha confermato che i britannici stanno cercando di non perdere sia l'Ema che l'Eba, la European banking authority, altro colosso istituzionale che occupa un grattacielo in Canary Wharf. Gli altri Paesi Ue cercano ovviamente di non cedere sull'ipotesi-spostamento, che farebbe girare interessi e affari verso altre capitali. Ma nel fronte europeista ci sono altrettante fazioni, visto che si stanno componendo alleanze nazionali per far planare la nuova sede verso questa o quell'area geografica. L'Italia, con la proposta di sede a Milano, ha parecchi concorrenti ma anche alcuni sostenitori tra cui ultimamente forse anche i potentissimi tedeschi e molti Paesi dell'Est europeo.
In questo scenario si prepara il summit del prossimo 29 aprile, dove i leader europei discuteranno proprio della re-location delle due agenzie e su cui, come ha affermato Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, si stanno confrontando proposte ed interessi vari e tutti degni di valutazione. Intanto è arrivata oggi la lettera rivolta ai leader europei dall'Efpia (la Federazione europea della industrie farmaceutiche) che chiede che le decisioni siano prese in tempi rapidi (al massimo entro giugno) assicurando la continuità del lavoro dell'Ema, che "ha ormai raggiunto una reputazione mondiale" di "meccanismo perfettamente oliato". Se la prima delle richieste dell'Efpia è la continuità del servizio, e la seconda è la celerità delle decisione, la terza - la più circostanziata - è la richiesta che la scelta ricada su una città capace di essere connessa con il mondo, ed in grado di assicurare la capacità di accoglienza degli oltre 36mila "operatori ed esperti che annualmente raggiungono la sede Ema". La location dovrà essere in grado di rispondere a questi requisiti: Milano, quindi, sembra essere perfettamente in corsa.
La lettera Efpia, firmata dai rappresentanti delle più grandi aziende del farmaco operanti in Europa (da Novartis a Roche, da Bayer a Pfizer, da Teva a Mark, da Novo a Gsk, etc.) fa seguito ad una lunga serie di prese di posizione delle industrie farmaceutiche che già lo scorso anno erano intervenute in due occasioni sulle possibili ripercussioni negative della Brexit sia in termini di sviluppo industriale, che in termini di possibili ricadute negative per l'accesso dei farmaci innovativi sul territorio europeo.
(Wel/ Dire)