(DIRE) Roma, 6 apr. - "Un evento clinico sfortunato e doloroso". Giuseppe Lavra ricorda così la vicenda che risale a circa 7 anni fa, con la morte di un paziente, che lo vede ora coinvolto solo perché alla guida della Uoc di Medicina Interna del San Giovanni Addolorata.
"Si è trattato di un evento clinico sfortunato e doloroso - spiega appunto Lavra - con due fasi distinte e separate. Nella prima il paziente ricoverato in urgenza - per sintomi, segni e dati di laboratorio e strumentali di una colecistite calcolosa - è stato preso in carico dalla Medicina Interna che dirigo e da questa poi regolarmente dimesso in condizioni di buona stabilizzazione e con diagnosi assolutamente in linea con il quadro clinico, il decorso e tutti i dati di laboratorio e strumentali, che portavano senza ombra di dubbio all'indicazione di un esame di CPRE. Pertanto, alla dimissione dal mio reparto il paziente è stato preso in carico da altri colleghi per competenza e senza più alcun coinvolgimento della UOC di medicina Interna: è in questa seconda fase che all'inizio della procedura diagnostico-terapeutica endoscopica si è verificata una complicanza, a cui sono seguiti tre interventi chirurgici, gli ultimi due dei quali eseguiti in altro nosocomio. Soltanto il primo intervento, infatti, è stato effettuato presso il San Giovanni e comunque dal momento della dimissione del paziente, la mia Unità Operativa non è stata più coinvolta, nemmeno per un consulto. Quando è insorto il caso giudiziario, ho avuto notizia che proprio nella seconda fase di questa vicenda erano emersi equivoci interpretativi di esami precedenti, cui si erano aggiunti seri difetti di comunicazione che non riguardavano però in alcun modo la nostra Medicina Interna".
- Il paziente in seguito è deceduto, ma i consulenti tecnici del PM, secondo quanto riportato anche dal suo avvocato, dottor Lavra, hanno escluso sue responsabilità. E' così? "Il caso è stato gestito da tutta la mia equipe in modo assolutamente lineare, come sempre avviene, quotidianamente, con tutti gli altri frequentissimi casi con caratteristiche cliniche analoghe. E' tutto ben documentato. La mia coscienza personale e professionale è serena. Ciò non toglie il profondo dispiacere per il drammatico epilogo e le criticità emerse, nonchè per un coinvolgimento "a posteriori" che, anche a parere dei consulenti tecnici, appare inspiegabile".
- A quali criticità si riferisce? "Parlo delle criticità emerse solo quando il paziente era già in carico ad altri colleghi. Ritengo che siano queste ad aver innescato la vicenda giudiziaria, con l'improprio coinvolgimento appunto ex post del mio reparto. Criticità che credo siano da correlare a un deficit organizzativo che il San Giovanni sconta da sempre nei suoi vari settori operativi".
- Questa vicenda, che adesso la vede comunque rinviato a giudizio, è in qualche modo in contrasto con la sua posizione come presidente dell'Ordine dei medici di Roma? "All'epoca dei fatti non ero ancora nel Consiglio direttivo dell'Ordine: sono stato eletto circa un anno dopo. La vicenda giudiziaria è poi emersa circa a 3 anni di distanza e in quel frangente ebbi modo di chiarirla, doverosamente, anche col Presidente allora in carica, Roberto Lala, acquisendo a tal proposito il parere pro veritate di un illustre consulente". - Dal punto di vista dell'immagine, però, non aiuta. Ci sono stati anche alcuni articoli apparsi di recente su alcuni noti quotidiani romani. Le hanno creato problemi? "Articoli e titoli, soprattutto di uno di questi quotidiani, che mi hanno sorpreso: francamente li ho trovati poco precisi nella ricostruzione dei fatti e un po' pretestuosi nel fare riferimento al mio attuale impegno come presidente dell'Ordine della Capitale. Ma non penso che ci sia dietro un disegno per colpire questo mio ruolo istituzionale. Anche perché dalla mia elezione ho sempre preso posizione in difesa della professione medica. In ogni caso sono fiducioso che il mio operato e quello della mia equipe saranno chiariti a breve e nutro profondo rispetto per gli atti finora assunti dai giudici che mirano a fare piena luce sull'intera dolorosa vicenda e i suoi vari passaggi. Per cui la mia collaborazione con gli organi giudiziari è totale". - Intanto le è arrivata la solidarietà da parte di molti colleghi, e al San Giovanni è in corso anche una raccolta di firme in favore suo e degli altri medici coinvolti.
"Essere già additati quasi come colpevoli prima ancora del pieno accertamento dei fatti sicuramente non fa piacere. Ma soprattutto mi dispiace molto il coinvolgimento di alcuni miei collaboratori che godono di tutta la mia stima. Tuttavia, la linearità, l'appropriatezza e la correttezza dei comportamenti di tutta l'equipe che opera a Medicina Interna del San Giovanni danno a tutti noi la serenità necessaria per continuare nel nostro impegno quotidiano rivolto ai pazienti. Stessa serenità che singolarmente ho nel rappresentare - come onere e come onore - il nostro Ordine professionale, in un momento storico e sociale tutt'altro che semplice e privo di rischi per chi indossa un camice bianco".
- Quali sono questi rischi, e l'approvazione adesso della legge sulla responsabilità professionale può migliorare le cose? "Alcuni rischi sono proprio da correlare a criticità organizzative delle strutture, come quelle a cui mi riferivo a proposito del caso che vede coinvolta anche la mia equipe. Sono queste, infatti, che espongono a rischio professionale moltissimi colleghi che operano negli ospedali e in contesti come quello dell'Emergenza e Urgenza. La mia Unità, ad esempio, opera in continuità diretta ed esclusiva con il Dipartimento di Emergenza anche se formalmente non ne fa parte. La legge sulla responsabilità professionale entrata in vigore il 01/04/2017 fa riferimento a questi aspetti organizzativi quali elementi da tenere in considerazione nella valutazione dell'operato dei medici. Come Ordine, posto primariamente a tutela del cittadino prima ancora della professione, dobbiamo quindi vigilare su queste criticità e contribuire a superarle laddove si verifichino. Per salvare più vite umane possibile e affinché i colleghi non si trovino coinvolti in situazioni giudiziarie anche quando si sono comportati correttamente e appropriatamente. E come presidente di questo Ordine continuerò ad adoperarmi in questo senso. Lo devo ai miei pazienti, ai miei concittadini, ai miei collaboratori e a tutti i miei colleghi che lavorano con dedizione, grande competenza e, spesso, grande sacrificio personale".
(Wel/ Dire)