(DIRE) Roma, 14 set. - "Non abbiamo modo di capire il contesto e di leggere la giustificazione della sentenza, quindi dobbiamo aspettare per entrare nel merito anche organizzativo di quello che è successo, delle indicazioni che realmente c'erano in quel momento all'uso del defibrillatore. Tutti questi dati sinceramente non li ho in questo momento ed è difficile per noi dare qualsiasi tipo di giudizio sull'operato medico". Così Maurizio Scassola, vicepresidente della FNOMCeO, interpellato dall'agenzia Dire in merito alla sentenza di condanna primo grado per tre medici coinvolti nella morte del calciatore del Livorno, Piermario Morosini, morto sul campo il 14 aprile 2012 a seguito di un arresto cardiaco. Il giudice monocratico di Pescara, Laura D'Arcangelo, ha inflitto un anno al medico del 118 di Pescara Vito Molfese e a otto mesi il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini e il medico del Pescara Ernesto Sabatini. I tre sono stati anche condannati, insieme alla Asl di Pescara e alla Pescara Calcio, al pagamento di una provvisionale di 150mila euro.
"Sicuramente c'è un primo aspetto di amarezza- aggiunge Scassola- per quello che è successo prima di tutto a un giovane uomo e ai colleghi che sono per carità in seconda linea ma anche loro vittime di una situazione estremamente improvvisa, subitanea e drammaticissima. E questo ci vede vicini a loro. Dall'altro punto di vista le riflessioni sono sugli standard di sicurezza che vengono approntati e previsti per le manifestazioni sportive. Quindi è molto importante fare una verifica che la normativa vigente sia applicata, ma che soprattutto tutto gli operatori medici, e non, siano contornati da strumenti e da un'organizzazione che offra loro sicurezza, perché poi loro si trovano improvvisamente in situazioni di questo tipo, in prima, in una situazione che mette a nudo anche probabilmente problemi organizzativi".
Quindi, spiega ancora Scassola, "noi vogliamo capire non soltanto se loro hanno operato bene, secondo le migliori pratiche e tecniche di soccorso in urgenza-emergenza, ma anche se chi aveva il dovere di approntare le misure di sicurezza era in grado di offrire agli operatori sanitari, ai calciatori e al pubblico tutto le adeguate misure organizzative e gli adeguati strumenti. Ecco, io vorrei che facessimo una riflessione nei prossimi giorni su questo- conclude- in attesa di leggere il disposto della sentenza".
(Cds/ Dire)