(DIRE) Roma, 12 ott. - Un aumento del 61% dei ticket, un decremento del 30% dei posti letto e un taglio di circa il 17% del personale sanitario. Questi i dati principali che emergono dal dossier 'I numeri della sanità del Lazio', realizzato dalla Uil di Roma e del Lazio, in collaborazione con l'Eures, prendendo in considerazione gli ultimi dieci anni di sanità pubblica regionale.
Tra il 2011 e il 2015 il debito complessivo della Regione Lazio si riduce del 30,3% passando da 22,8 miliardi di euro a 15,9. Considerando il quinquennio 2010-2015 il disavanzo sanitario regionale è sceso da un miliardo di euro circa a 332 milioni, anche se le aziende del servizio sanitario regionale continuano a mantenere una gestione finanziaria in perdita. Basti pensare soprattutto alle aziende ospedaliere romane che chiudono tutte in deficit: -158,6 milioni di euro per l'azienda San Camillo-Forlanini che registra il risultato peggiore; -104,6 milioni di euro per il San Filippo Neri; -91,6 milioni per l'ospedale San Giovanni; -89,2 per il Policlinico Umberto I e -73,6 milioni di euro per il Policlinico di Tor Vergata.
Costa 2,3 miliardi di euro l'anno il risanamento finanziario ai cittadini della regione: di questi, un miliardo deriva dal gettito dell'addizionale regionale Irpef (475 milioni di euro) e dall'incremento dei ticket e della spesa privata per farmaci e prestazioni (524 milioni), mentre le imprese contribuiscono con 743 milioni attraverso l'aumento dell'aliquota ordinaria IRAP. Si aggiunge infine mezzo miliardo di euro (516 milioni) derivante dall'incremento dell'aliquota Iva, finalizzato al risanamento dei conti pubblici.
Tra il 2006 e il 2015 il valore complessivo dei ticket sulle prestazioni private è aumentato del 61% (da 72,9 a 117,4 milioni di euro). Un incremento questo riferibile soprattutto ai ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale che rappresentano la quasi totalità del valore complessivo. Sempre nello stesso periodo il valore dei ticket sui farmaci è aumentato di 13 volte (da 11 a 161 milioni di euro), mentre risulta quintuplicata (da 25 a 151 milioni) la quota privata sull'acquisto dei farmaci di fascia A: la spesa sostenuta dai privati per tali farmaci è quindi passata da 36 a 312 milioni di euro.
Se la spesa farmaceutica è aumentata complessivamente del 10,6% (da 2,5 a 2,8 miliardi di euro), ciò è dovuto esclusivamente alla componente privata (+56,4%; da 551 a 862 milioni), perché quella a carico del Sistema sanitario nazionale risulta addirittura diminuita (-2,1%, da 1.985 a 1.943 milioni di euro). Il costo pro capite per l'acquisto di farmaci nel Lazio è pari a 476 euro, di cui 146 euro finanziati dai cittadini e 330 euro dal Ssn, risultando la nostra regione una delle più care in termini di contributo privato. Nello stesso periodo i ricoveri passano da oltre 1,3 milioni di euro a circa 930 mila (-400mila in valori assoluti) e anche le giornate complessive di degenza ospedaliera nello stesso periodo subiscono un decremento del 31,8%.
Inadeguatezza dell'offerta che risulta particolarmente evidente nel confronto con il numero di posti letto delle regioni di alcune capitali europee: nel Lazio si contano mediamente 3,7 posti letto per 1.000 residenti, un valore questo che risulta significativamente inferiore agli standard di Praga (8,3), Vienna (7,9), Bruxelles (7,6), Berlino, Atene e Parigi (tutte 5,9) e colloca il Lazio in penultima posizione seguita solo da Madrid (2,9).
Tra il 2006 e il 2014, inoltre, il personale dipendente impiegato a vario titolo nelle strutture sanitarie regionali è diminuito del 16,8% (da 53.642 a 44.617 unità): la flessione maggiore ha riguardato i profili tecnici non dirigenti (-31,8%, pari a -2.375 unità), seguiti dal comparto dirigente (complessivamente -19,2%, -18,2% per la dirigenza medica e -25% per quella non medica) e dai profili amministrativi e sanitari non dirigenti (rispettivamente -16,6% e -11,4%). L'età media è salita a 51,4 anni e lo sblocco del turnover resta un'utopia.
(Wel/ Dire)