(DIRE) Roma, 11 ott. - I lavoratori all'aperto, i cosiddetti 'outdoor workers', come muratori, contadini, pescatori e marinai, sono i più a rischio. Ma anche chi per passione trascorre molto tempo al sole come velisti, maestri di tennis, golfisti, sciatori e surfisti. L'esposizione continua e senza protezione ai raggi Uv è il principale fattore di rischio della cheratosi attinica, che si presenta sulla pelle con una macchia rossa ricoperta da squame, soprattutto sul viso, sul dorso delle mani e sulle braccia. Si stima che in Italia circa 400mila persone siano colpite da questa malattia, la maggior parte proprio per motivi professionali.
"In Paesi come la Germania- spiega Giuseppe Monfrecola, professore ordinario di Dermatologia all'Università Federico II di Napoli- i lavoratori a rischio hanno assicurazioni idonee a tutelare i danni da esposizione cronica al sole. In Italia non è così. Sarebbe opportuno valutare la possibilità di emanare norme che individuino e tutelino categorie professionali a rischio attinico. La legge oggi in vigore sulla sicurezza sul lavoro fa riferimento ai danni causati dalle radiazioni elettromagnetiche ionizzanti (raggi X) o non ionizzanti (ultravioletto e luce visibile), ma includendo solo le sorgenti artificiali. Invece il principale fattore di rischio è costituito proprio dall'esposizione cronica alle radiazioni solari".
Alle principali malattie della pelle è dedicato il convegno 'Derm in mind 2016', che si è svolto a Roma con la partecipazione di 250 esperti. "La cheratosi attinica è considerata una forma iniziale di carcinoma squamocellulare della pelle- prosegue Maria Concetta Fargnoli, professore associato di Dermatologia all'Università degli Studi dell'Aquila- quindi una diagnosi e un trattamento precoce possono prevenire l'evoluzione in un tumore invasivo che può crescere localmente invadendo i tessuti circostanti e, in alcuni casi, metastatizzare".
Uno studio recente, fa sapere ancora Fargnoli, ha dimostrato che le cheratosi attiniche di grado I possono "evolvere in una forma invasiva di carcinoma squamocellulare più frequentemente rispetto a quelle di grado II e III- sottolinea l'esperto- caratterizzate da una maggiore atipia istologica, quindi è molto importante trattare anche le lesioni precoci. Sono disponibili oggi molti trattamenti che garantiscono un ottimo risultato terapeutico e cosmetico".
Le principali regole di prevenzione sono rappresentate dalla protezione delle zone esposte con creme solari e con vestiti. Le probabilità di sviluppare la malattia dipendono sia dalle condizioni ambientali che genetiche. "L'intensità e la quantità di raggi solari assorbiti svolgono un ruolo importante- continua il professor Monfrecola- Ma influiscono anche condizioni genetiche, ad esempio le persone con pelle chiara, capelli rossi ed efelidi sono più a rischio, così come gli individui immunodepressi per diverse ragioni".
I tassi di prevalenza della cheratosi attinica, riportati in Italia così come negli altri Paesi, sono "estremamente eterogeni e sicuramente sottostimati- aggiunge ancora la professoressa Fargnoli- La variabilità dei dati evidenziati negli studi clinici è legata alle diverse modalità con cui sono raccolti in riferimento alla selezione del campione, alla conta delle cheratosi attiniche e ai differenti fattori di rischio della popolazione in studio, quali il colore della pelle e l'intensità di esposizione alle radiazioni ultraviolette. Il problema principale è la mancata registrazione delle cheratosi attiniche nei registri tumori sia in Italia che all'estero".
Fa sapere infine Fargnoli: "Abbiamo recentemente effettuato una raccolta retrospettiva di dati sulla frequenza della malattia in pazienti ambulatoriali di età superiore (o uguale) a 30 anni in un periodo di 3 mesi consecutivi (dicembre 2014 - febbraio 2015) che hanno avuto accesso agli ambulatori di dermatologia generale di 24 centri di dermatologia italiani. Le cheratosi attiniche sono state diagnosticate nel 27% dei pazienti, prevalentemente di sesso maschile ed età maggiore di 60 anni, localizzate alla regione testa/collo nell'80% delle persone e nel 55% dei casi erano presenti in numero inferiore a 5".
(Wel/ Dire)