(DIRE) Roma, 28 nov. - Per il 45% (+2,4% rispetto al 2015) degli italiani la sanità regionale è peggiorata negli ultimi 2 anni. Questo uno dei dati emersi dalla ricerca Censis-Rbm Assicurazione Salute presentati in occasione dell'evento "Secondo Pilastro Sanitario e Bilateralità territoriale nella prospettiva della Riforma del Titolo V della Costituzione" svoltosi a Venezia.
In particolare, la ricerca mostra come "la percentuale sale al Sud e sulle isole, arrivando al 52,9% di insoddisfazione, 49% per il centro, 39% per il Nord ovest e 35,4% per il Nord est". La motivazione dello scontento deriva per lo più dalle "lunghe liste d'attesa, dalla lunghezza delle code nelle varie strutture (ad esempio, agli sportelli, per fare le analisi, dal medico, ecc.) e dalla mancanza di coordinamento tra strutture, servizi e personale, che costringe a girare da un ufficio all'altro".
"In 5 anni, dal 2011 al 2016, gli italiani che rinunciano alle cure sono passati da 9 milioni a 11 milioni - spiega Carla Collicelli, Advisor Censis - e questo ha fatto sì che assistessimo al boom della spesa sanitaria privata, arrivata a oltre 34 mild di euro. Sono, infatti, 10,2 milioni gli italiani che hanno aumentato rispetto a qualche anno fa il ricorso al privato".
Tra i dati più rilevanti emersi ci sono i tempi di attesa per le visite specialistiche: "per effettuare una colonscopia senza biopsia si devono aspettare 143 giorni, per una risonanza magnetica 75 giorni e per una mammografia 66. "Se non si accede, quindi, alla sanita privata - rileva il report - si corre il rischio che malattie gravi non vengano diagnosticate in tempo".
Due milioni di campani rinunciano a cure. Ma per gli italiani la sanità non è solo peggiorata e lenta, è anche più cara a causa della crisi economica. Il Censis ribadisce che sono sempre di più quelli che rinunciano alle cure. In questo spaccato d'Italia i primi costretti alla rinuncia sono i campani: oltre 2milioni, si arriva a sfiorare il milione e 700 mila in Sicilia, 1 milione e mezzo nel Lazio, 1 milione in Lombardia, e poi troviamo Puglia, Calabria, Piemonte e via via tutte le altre con la Val d'Aosta fanalino di coda.
La classifica delle sanità regionali. Lombardia al top. Fanalino di coda la Calabria. Presentata durante l'evento anche l'indice di Buona Sanità dei Sistemi Sanitari Regionali con un'altra classifica presentata da Marco Vecchietti, consigliere delegato di RBM Assicurazione Salute nel corso del convegno.
Nella top five troviamo al primo posto la Lombardia, seguita da Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, le province autonome di Trento e Bolzano. A chiudere ultime classificate Lazio, Sicilia, Basilicata, Sardegna e Calabria.
"Ciò che vorrei sottolineare - ribadisce Marco Vecchietti, consigliere delegato RBM Assicurazione Salute - è che la Buona Salute richiede finanziamenti ed investimenti adeguati. Le Regioni con una spesa sanitaria pro capite maggiore mediamente hanno liste di attesa più basse e livelli di soddisfazione dei cittadini più elevati".
(Wel/ Dire)